Coni, chiusi gli Stati Generali dello Sport, Malagò: «Noi eccellenza del Paese»

Coni, chiusi gli Stati Generali dello Sport, Malagò: «Noi eccellenza del Paese»
di Redazione Sport
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Martedì 21 Novembre 2017, 18:38
«Noi vorremmo avere la responsabilità di rispondere a molte istanze che ci arrivano dal Paese, ma a volte non ci competono. Il Coni però vuole stare al centro della vita sportiva, economica, sociale del Paese: per fare questo bisogna anche trovare le risorse». Giovanni Malagò traccia così il suo bilancio e le ambizioni per il futuro raccolte al termine degli Stati Generali dello Sport, andati in scena ieri e oggi al Salone d'Onore del Coni. Una due giorni in cui si sono susseguite tavole rotonde e panel con lo sport scandagliato a 360 gradi. Vizi e virtù di un movimento che il presidente del Coni definisce «un'eccellenza del Paese, in assoluto». Passando in rassegna i dibattiti, suddivisi nei cinque cerchi olimpici, oggi è stata la volta degli ultimi due cerchi, quello nero e quello rosso. Il primo tema ha riguardato le problematiche nel mondo dello sport, introdotte da Corrado Calabrò, Garante del Codice di Comportamento sportivo del Coni e nel quale il Procuratore generale dello Sport, Enrico Cataldi, ha rivelato:«Il 55% dei fascicoli aperti è legato alla Figc,il 5% a Fir, a Fip e a Fise, e il 3% alla Fids. La principale criticità, gli illeciti disciplinari gravi, sono legati alle frodi sportive e connessi alle scommesse, agli abusi sui minori e alle violenze sessuali, agli atti di violenza, agli illeciti di natura economica-gestionale e alla costituzione di società fittizie».

Parlando del Collegio di Garanzia, il professor Giulio Napolitano ha rilevato invece che «occorre procedere con lo stesso spirito empirico, senza personalismi, per risolvere i problemi». Interessanti anche i focus di Alessandro Paino e Carlo Deodato, rispettivamente presidente e membro del Consiglio di Stato, con al centro le tematiche legate ai ricorsi sportivi presso i Tribunali amministrativi regionali.
In tema di doping, Francesco Botrè, direttore del laboratorio Antidoping di Roma, ha rilevato che «in poco meno di 20 anni è cambiato praticamente tutto: le sostanze vietate sono passate da 200 a 500», ma soprattutto che «non si può correre più veloce del doping, che non segue le regole, il nostro ruolo è di combatterlo con armi pulite». Poi è stata la volta di Sandro Donati, che ha motivato il cambiamento che sarebbe necessario affrontare nelle tecniche di allenamento: «Un uso accorto delle applicazioni informatiche e della statistica può consentire l'osservazione del soggetto e l'elaborazione per lui di modello di allenamento». La campionessa olimpica di fioretto, Elisa Di Francisca, ha osservato che in termini di doping «gli stranieri non hanno tutti questi controlli, ma io ringrazio di essere italiana», mentre secondo il presidente di Nado Italia, Leonardo Gallitelli, «occorre dare a Nado Italia una personalità giuridica formale perché possa essere autonoma così come lo è oggi sicuramente sul piano sostanziale». Al centro dell'ultimo cerchio, quello rosso, il tema 'Cultura, Formazione, Opportunità'. Ospite d'onore, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «Riuscire a promuovere la pratica sportiva - il suo appello - è una sfida educazionale e sociale. Lo sport salva delle vite, è necessario farlo nelle scuole». E a proposito di formazione, a chiudere è stata la testimonianza dell'olimpionico del tiro a segno, Niccolò Campriani: «Le prime nazioni nel medagliere sono quelle che coltivano la figura dello studente-atleta. Questo vuol dire che possiamo andare oltre e pensare a questo modello».
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