Ha incarnato alla perfezione lo spirito guerriero che i tifosi chiedevano. Inzaghi si spella i palmi delle mani. Fondamentale il suo ruolo in campo: metà trequartista, metà centrocampista aggiunto. Non si è fermato mai. Da manuale del calcio i suoi movimenti sul gol: ruba palla, la protegge, la serve ad Anderson e poi di butta dentro e col destro buca Alisson. Segna e indica la sua faccia, come a dire questo è il volto della Milinkocrazia.
AMULETO
Da tatticamente indecifrabile a tatticamente imprescindibile, che sia 4-3-3 o 3-5-2. Perché Sergej è persino un talismano: quando segna o azzecca il filtrante, la Lazio vince. E' successo addirittura 10 volte su 10 sino ad ora. Due volte con l'Atalanta, due col Pescara, ma anche a Udine e a Palermo. Poi a Genova con la Samp, all'Olimpico con la Fiorentina (2 assist) e in Coppa Italia ancora col Genoa ai quarti e ora in semifinale. C'è sempre lui a smistare palloni, a baccagliare con i romanisti e poi a servire assist al bacio. Non lascia la Lazio. Anzi, Milinkovic raddoppia. Non solo negli anni di contratto (presto sino al 2022). Ecco il gol nel derby, la Lazio non lo vinceva dallo storico 26 maggio. E ora inizia un nuovo giro per triplicare il bottino della scorsa stagione. Tre centri fra campionato e coppa (2 in Europa League) in 35 presenze nella sua prima annata biancoceleste. Alla seconda è già a quota 6 (4 in A e 2 in Coppa Italia) in 25 partite. All'Olimpico Sergej mette il turbo e porta ancora fortuna: segna e la Lazio vince come sempre. Alla prima giornata a Bergamo, proprio con un assist era cominciata la sua scalata alla titolarità. Milinkovic doveva essere il primo rincalzo in mediana, oggi è il punto fermo della Lazio. E naufragar è dolce in questo mare biancoceleste.