Juventus e Napoli, anno nuovo storia vecchia

Juventus e Napoli, anno nuovo storia vecchia
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 21 Agosto 2017, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 19:11
ROMA Ciak, si rigira. Le prime due partite del campionato, quelle che hanno visto in campo le due grandi favorite per il successo finale, sono sembrate una coda del campionato scorso. Altro che nuovo inizio. Un remake di un film già visto: risultati mai in dubbio, differenze abissali di valori tecnici e agonistici, la Juventus che vince con il minimo sforzo senza incantare e il Napoli che vince con il massimo sforzo e spesso incantando, come l'anno scorso, persino nessun giocatore nuovo nelle formazioni iniziali, Allegri per scelta, Sarri perché non ne ha. Unica vera novità: la moviola. Ma questo è un altro discorso.
LE IMPRESSIONI
Una delusione per chi si aspettava una Serie A più equilibrata. Ma il mercato, se può avere ridotto le distanze fra le cinque-sei formazioni migliori, soprattutto riportando a galla le milanesi, le ha invece ulteriormente allungate fra le grandi e le medio piccole, nessuna delle quali può dirsi davvero rinforzata. Festeggia, semmai, chi, come il Torino, è rimasto più o meno uguale a prima. Insomma, le partite con risultato sostanzialmente predeterminato sono destinate ad aumentare. L'opinione diffusa fra gli osservatori, alla vigilia, era che in questa stagione la Juventus avrebbe potuto avere qualche problema, un po' per lo choc post Cardiff e un po' per l'improbabilità statistica del settimo scudetto consecutivo, mentre il Napoli sarebbe potuto partire con l'ambizione di puntare dritto al titolo. Gli incontri di sabato, per quanto valgano giudizi così prematuri, non hanno del tutto confermato queste impressioni. Allegri ha ripresentato gli uomini migliori della scorsa stagione, scontando le partenze comunque non banali di Bonucci e Dani Alves, e ha chiuso la partita prima ancora di cominciare a sperimentare i nuovi (Douglas Costa e Matuidi per ora, con Bernardeschi in lista d'attesa) che garantiscono iniezioni ulteriori di forza e qualità, oltre alla possibilità di modificare il sistema di gioco (da 4-2-3-1 a 4-3-3). Una Juventus che sembra tutt'altro che ridimensionata, almeno a livello nazionale.
IL NERVOSISMO
Sarri ha confermato tutti i pregi, ma anche i difetti, del suo modo di intendere e fare calcio.
Giocate da applausi a scena aperta, la conferma che Milik sarà un'alternativa importante, ma pure le vecchie difficoltà nel gestire partite già chiuse. L'affanno finale, nonostante non ci fosse nessun pericolo di perdere i 3 punti, conferma la mancanza di giocatori leader, di campioni in grado di aggiungere personalità e mentalità vincente a una squadra che ha la necessità, così com'è, di esprimersi sempre al 100%. Perché il Napoli si potesse presentare senza dubbi come candidato, addirittura favorito, nella corsa scudetto, serviva almeno un colpo di mercato, un top player che desse solidità all'entusiasmo di tutti. Abbastanza incomprensibile anche il nervosismo del Napoli. Il primo silenzio stampa di stagione, una costante peraltro della settecentesca politica di comunicazione della società, non può essere giustificato dalla necessità di concentrazione in vista del playoff di Champions. Domani a Nizza il Napoli, sulla base del 2-0 dell'andata, chiuderà la pratica. E chissà che allora De Laurentiis, con in tasca i 34 milioni minimi garantiti dall'ammissione alla fase a gironi, non si decida a prendere quel giocatore forte in più che ancora manca.
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