CONTINUITÀ
In questa fase di attesa c’è bisogno di non fermare la striscia di vittorie, dopo quella con Verona e Benevento, ci vuole il successo con l’Udinese e quindi con il Qarabag, per poi presentarsi a San Siro e giocarsela a petto in fuori. Lo sforzo dovrà portare la Roma a ridosso delle big prima della sosta, sempre con una partita da recuperare (contro la Samp, saltata per il maltempo). Lui è fiducioso e anche ieri lo ha ribadito. La frase emblematica è questa: «Credo di allenare una squadra forte, che può competere con Juve e Napoli, che hanno dimostrato di avere maggiore solidità. Abbiamo cambiato tanto, ma stiamo recuperando terreno, condizione e consapevolezza. Queste vittorie, non prendendo gol, ci devono dare maggior forza. Dopo l’Udinese parleremo di percorso di crescita. Questa Roma si basa sul collettivo. I calciatori ti fanno vincere le partite, ma se tutti insieme ti portano le vittorie, preferisco. Questa squadra è cresciuta tantissimo negli allenamenti e questo fa la differenza: ciò che si fa in allenamento si fa in partita». Questo disse anche dopo Vigo, ma suonava in senso negativo e sentir esprimere questo concetto oggi significa che la squadra è cresciuta e che soprattutto il suo lavoro funziona, viene metabolizzato.
ROTAZIONI VINCENTI
Determinante è stato e sarà la gestione del turnover. Specie ora. «Il turnover è valido quando si raggiungono determinati obiettivi, ho parlato sempre di collettivo, mai di singoli, due giocatori per ruolo, non di titolari e riservi. Tutti sono indispensabili per raggiungere un obiettivo importante». Gestione del turnover e gestione del famigerato ambiente romano (mah!). «Critiche e il gradimento ci sono sempre ovunque. Quello che non mi piace è partire prevenuti, io lavoro per la Roma e non per me stesso. Quando vado in giro sento grandissimo affetto da parte di tutti, anche qui dentro (i sala stampa, ndr) mi sento bene». Qui dentro.
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