IL CALVARIO
Cade di nuovo in buca, Biglia. S'era fermato addirittura a fine agosto, accasciato per terra al minuto 51' di Lazio-Bologna, alla prima di campionato. Un cambio di direzione aveva tradito il suo polpaccio e provocato le lacrime sue e di tutto l'ambiente biancoceleste, a pochi giorni dalla sfida di ritorno col Leverkusen. Due mesi ai box, poi riecco la sua luce a Verona per trovare - guarda caso - la prima vittoria stagionale in trasferta, con tanto di gol e assist. Bis di firme col Saint-Etienne e prova monumentale col Frosinone. Steccata la sfida con l'Ecuador, Biglia si rompe ancora. E' la sesta volta in poco più d'un anno, da settembre 2014 è un continuo calvario ai box: Lucas ci finisce dentro, praticamente una volta ogni due mesi. L'anno scorso iniziò in salita la stagione. In Genoa-Lazio si fece male al dito del piede destro. Dopo la sosta di ottobre rieccolo in campo, ma per poco. Problema agli adduttori a inizio dicembre, fuori un mese. Fino ad aprile nessuno stop. Poi la caviglia fa quasi crack. I legamenti non c'entrano per fortuna, ma fuori per tre partite. Infine il ginocchio e le lacrime per la finale di Coppa Italia con la Juve saltata. Per Napoli-Lazio, l'ultima di campionato, nemmeno convocato.
LA STANCHEZZA
In Sudamerica gioca e non si ferma mai. Rimangiatevelo. Ora ecco Biglia out anche con la Selecciòn. Perché? Il problema è che Lucas non si risparmia mai. Di continuo al tappeto, ma sempre troppo presto in piedi. Infortuni e ricadute sono conseguenze del Mondiale e dell'ultima Coppa America, preparazioni saltate, nessun riposo. Quest'estate aveva raggiunto la Lazio in Germania. Poche vacanze, appena qualche sgambata, prima di catapultarsi quasi “a freddo” in campo l'8 agosto. Risultato: Biglia irriconoscibile a Shangai e poi anche nell'andata del preliminare Champions. «Vuole andar via», tuonavano in tanti, confortati anche dalle parole minatorie di Lucas alla vigilia della Supercoppa. Macché, all'argentino tremavano gambe e braccia dalla stanchezza. E non poteva certo bastare una fascia da capitano al bicipite a ridargli le energie. Eppure, a proposito del tanto agognato rinnovo, bisogna porsela - eccome - una domanda: è giusto cercare di trattare a tutti i costi un giocatore, anzi un campione di quasi 30 anni, così essenziale ma anche così precario negli equilibri biancocelesti? Questa Lazio è diventata troppo Biglia-dipendente, Cataldi non è ancora in grado reggerne il peso in regia, Ledesma è stato mandato via forse con eccessiva fretta. A Roma è atteso a breve l'agente Montepaone per il prolungamento, ma Tare - in giro per l'Europa in questi mesi - oltre al dopo-Klose, dovrà cercare in fretta anche un dopo-Biglia. Solo così, comunque andrà, sarà un successo.