Il calcio italiano è in mano da tempo alle televisioni, ne garantiscono addirittura la sopravvivenza, e che abbiano un enorme potere in mano è evidente. In generale, mandare in onda o meno un'immagine, commentarla in un modo o in un altro, è il frutto di una decisione autonoma ma che inevitabilmente peserà sul senso comune. Sono le regole del gioco, però.
Galliani e la Juventus lo sanno bene. Forse dovrebbero anche ricordarsi che il loro duello a suon di comunicati conferma l'assoluta incapacità del nostro calcio di uscire dal solito e sgradevole livore, dagli interessi personali e di quartiere. In Lega si ha costantemente la conferma dell'incapacità delle società a lavorare su progetti condivisi e, soprattutto, legati al bene comune. Se ciò accadesse, il nostro calcio non sarebbe in questo stato e saprebbe prevenire o, quantomeno, arginare situazioni come quella del Parma, altra pagina triste e intollerabile. A questo dovrebbe, però, anche vigilare la Federcalcio chiamata nell'immediato a gestire l'inquietudine del ct Antonio Conte. L'ex allenatore della Juventus è un combattente, difficile che voglia mollare da sconfitto, almeno nel breve. Le sirene non gli mancano così come le problematiche legate alle sue richieste da allenatore della Nazionale. Il tema, si sa, è sempre il solito: ognuno pensa ai propri interessi e non a quello del calcio italiano.