Adesso la Roma non ha più alibi. E anche Garcia. Perché il pari contro il Parma non può essere risultato casuale. Nè conseguenza di un pomeriggio sfortunato. Non è ammissibile che la seconda forza del torneo non riesca a segnare nemmeno un gol alla peggiore difesa della serie A: 47 reti subite in 23 partite. E soprattutto che non sia in grado di superare in casa la formazione che ha perso già 18 partite, la metà delle quali in trasferta.
La crisi è certificata dal terzo 0 a 0 stagionale (quanti ne fecero in tutto i giallorossi nel campionato scorso) e soprattutto dal digiuno di successi interni.
FISCHI E FIASCHI
Le scuse non reggono più. Garcia ora ha tutto quello che a gennaio gli è mancato: 1) il centravanti: Doumbia; 2) il suo giocatore fondamentale: Gervinho; 3) il centrocampo completo all’80 per cento: Pjanic (anche se influenzato), De Rossi, Keita e Nainggolan (out solo Strootman); 4) il sostituto di Castan: Spolli; 5) i giovani da sfruttare: Paredes e Verde. Far riferimento agli assenti sarebbe impopolare. Soprattutto davanti a Donadoni che, dopo l’addio di Cassano, rischia di perdere i suoi uomini migliori se il quinto presidente della stagione non pagherà subito loro gli stipendi che non ricevono ormai da luglio. Va bene che in 6 non erano tra i convocati: lo squalificato Holebas, gli stanchi Maicon e Totti e gli infortunati Strootman, Iturbe e Ibarbo. Ma oltre ai 14 utilizzati nel pomeriggio della vergogna, in panchina aveva gente come Torosidis e Astori (Pjanic in mattinata si è arreso per la febbre). Sono 3 nazionali. Normale che il pubblico dell’Olimpico abbia bocciato la prestazione della Roma.
SENZA IDENTITA’
Aumenta la scelta, ma scompare il gioco. Doumbia, un allenamento con i nuovi compagni, è fuori dal coro. Prende i fischi dello stadio quando lascia il posto a Sanabria a cinque minuti dalla fine. E’ quella l’ultima mossa della peggior giornata di Garcia. In campo, a raffica, Verde, Paredes e Sanabria. Lui che sui giovani non ha mai puntato. Strategia inspiegabile. Anzi indecifrabile come i 4 ideogrammi sistemati sul petto della maglia per festeggiare il Capodanno cinese. Qui, però, nessuno ha voglia di brindare. Nemmeno al punto guadagnato sul Napoli caduto a Palermo. Perché sono 7 in meno rispetto all’anno scorso. E la Juve può approfittare della notte per scomparire dall’orizzonte. E inquadrare nel mirino il quarto titolo consecutivo.