Fassino, quello del profumo non sarebbe un caso isolato: «Altri due tentati furti». Ma lui smentisce: «Processo mediatico»

Secondo i dipendenti del duty free di Fiumicino, il politico sarebbe stato protagonista già in passato di altri due casi simili

Fassino, quello del profumo non sarebbe un caso isolato: «Altri due tentati furti». Ma lui smentisce e viene attaccato sui social
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Sabato 27 Aprile 2024, 09:14 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 12:00

Non uno, non due, ma ben tre "tentativi di furto". Di questo sono convinti i dipendenti del duty free dell'aeroporto di Fiumicino. Dopo il caso del profumo di Chanel rubato lo scorso 15 aprile, Piero Fassino potrebbe finire nuovamente nei guai viste le recenti testimonianze dei lavoratori del Terminal 1, che lunedì saranno ascoltati dalla polizia aeroportuale. Il tutto, mentre sui social continua ad essere vittima degli haters.

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Gli altri episodi 

Quello di Fiumicino non sarebbe quindi un caso isolato.

Non per Fassino - che nega qualsiasi precedente -, ma per i lavoratori del Terminal 1. Secondo il Corriere della Sera, ci sarebbero infatti altri due episodi sospetti, sempre nell'aeroporto di Roma, dove già in passato il politico sarebbe stato sorpreso dalla vigilianza con articoli in vendita che non aveva pagato. In quei casi, però, Fassino avrebbe saldato il conto dopo i richiami, cosa che invece non è avvenuta il 15 aprile. Motivo per cui i proprietari del duty free hanno deciso di presentare una denuncia, che arriverà ora alla Procura di Civitavecchia. Qui, però, l'indagine si dovrà fermare. Il motivo? Un eventuale processo si potà fare solamente quando il politico tornerà ad essere un privato cittadino.

 

Lui smentisce

Per Fassino le cose sarebbero però andate diversamente. «Mi dispiace tanto. Io non mi sono mai appropriato di nulla che non fosse mio in tutta la vita. Lo dico e lo ripeto, è tutto un malinteso. Che onestamente pensavo di aver già risolto dieci giorni fa» ha detto il deputato a La Stampa. Fassino specifica che il negozio duty free sarebbe senza allarmi antitaccheggio: «Io non ho sentito suonare nulla». E infatti sarebbe stato un vigilante a notare il presunto furto del profumo. Il deputato aggiunge che in quel momento non era al telefono, ma aveva solo il cellulare in una mano e la valigia nell’altra, per cui «non avendo ancora tre mani» come già detto nei giorni scorsi ha appoggiato il flacone in tasca. Ma le immagini sono più forti delle parole, e infatti, sarà il filmato già acquisito dalla polizia a chiarire la vicenda. Il deputato non nasconde che è rammaricato per una vicenda che potrebbe infangare la sua reputazione, dopo sessant'anni di carriera politica. «Non intendevo appropriarmi indebitamente di un boccettino di profumo. E sono addolorato. Questa vicenda può gettare un’ombra sulla mia immagine. Sono una persona onesta, lo sono stato per tutta la vita e continuo a esserlo. Non ho mai approfittato dei miei ruoli e delle mie funzioni».

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L'aggressione mediatica

Una vincenda, quella del profumo-gate, che ha generato una valanga di commenti sui social, tra cui moltissimi insulti. Un fatto, questo, commentato dallo stesso deputato a "La Stampa": «Viviamo in un tempo in cui la cattiveria, ecco l’accanimento, sono ovunque, ben più diffusi che in passato. Ma lo ripeto, mi spiace, mi spiace tantissimo». Dalla sua parte, però, moltissimi colleghi e avversari politici. «Una gogna indecorosa di cui è vittima una persona onesta e integerrima, la cui storia parla per lui» ritiene Fabrizio Comba, il segretario piemontese di Fratelli d’Italia. «È evidente che sia una distrazione, un malinteso - ha detto Giacomo Portas, ex deputato del Partito democratico, infuriato per la vicenda - Piero è la persona più distratta del mondo, posso assicurarlo. E pure io ho rischiato di uscire un duty free senza pagare un pacchetto di biscotti. L’unica differenza è che me ne sono accorto un secondo prima di superare la barriera antitaccheggio».

«Un banale e increscioso episodio che avrebbe meritato un approfondimento pacato si sta clamorosamente trasformando in una aggressione mediatica, un vero e proprio processo parallelo che trova come unica spiegazione il cognome noto del cittadino coinvolto» ha affermato anche il legale del parlamentare, l'avvocato Fulvio Gianaria, sottolineando che proprio «per questa ragione, d'accordo con Piero Fassino, rimando ogni commento alla futura piena lettura degli atti». 

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