Svezia-Italia, De Rossi e quella sfortuna da ribaltare e dimenticare come il rusultato

Svezia-Italia, De Rossi e quella sfortuna da ribaltare e dimenticare come il rusultato
di Alessandro Angeloni
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Venerdì 10 Novembre 2017, 22:59
De Rossi parlava di «macchia» per la carriera. Svezia-Italia rischia di essere stata la sua penultima in azzurro. Calma, non c’è da buttarsi giù: l’uno a zero è ribaltabile ma con altri presupposti. Per Daniele ce ne sarà un’altra, lunedì a Milano, e magari altre, al Mondiale. Perché l’Italia, dopo la sfida di Solna, ora ha paura ma pure tanta voglia di riemergere. La voglia sì, almeno quella, perché alla Nazionale manca tanto, il gioco e il gioco dei migliori, tra questi De Rossi stesso, uno dei  recordman azzurri per presenze, 117 (è il quarto giocatore con più partite nella storia dell’Italia: Andrea Pirlo, che domenica ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, alle sue spalle con una presenza in meno) e il numero uno dei bomber in attività, con 19 reti, più di tutti, di Vialli, di Rossi, solo Riva è meglio di lui. Ma di chi sta ancora giocando, Daniele è il numero uno. Da centrocampista, poi. Ma quella macchia di cui parlava ancora è visibile e c’è ancora una possibilità di mandarla via. Con una prestazione eccezionale lunedì a Milano, per togliere anche quella macchia della sfortunata deviazione su tiro di Johanson che ha ferito Buffon e inguaiato l’Italia a Solna. Doveva essere una serata speciale, è stata una notte indigesta. E ora bisogna ripartire, affinché questo azzurro, per lui e non solo per lui, non sia l’ultimo proprio a Milano. Alla Scala.
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