Leicester: Vardy e Mahrez, Morgan, Kantè e gli altri, ecco i calciatori normali diventati leggenda

L'allenamento del Leicester
di Benedetto Saccà
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Mercoledì 4 Maggio 2016, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 10:11
Sempre sorridenti davanti alla fatalità e sicuri in ogni difficoltà, i giocatori del Leicester City rimarranno indelebili nella storia del calcio. La Premier League l'hanno vinta loro, e neppure sanno bene in quale modo: e in fondo è inutile tentare di scoprire la formula magica della meraviglia. I miti non si spiegano: si ammirano. È interessante però celebrare lo sfrecciare di un gruppo di ragazzi, venuti dalle terre più diverse della geografia fisica e umana, e perfetti nell'aver compiuto un'impresa più incredibile che impossibile, guidati dalla pacatezza di Claudio Ranieri. Su tutti, sei volti meritano la scena. Erano sconosciuti, rotolati nelle periferie del pallone: e invece ora sono lì ad emozionare i bambini di mezza Europa, e a raccontare che il destino si può capovolgere, che l'impensabile può accadere. A dipingere il capolavoro, si diceva, è stata una mezza dozzina di giocatori. Nessuno, del resto, dimenticherà Jamie Vardy e Riyad Mahrez, Wes Morgan e Kasper Schmeichel, Leonardo Ulloa e N'Golo Kanté. Quanto a Danny Drinkwater, solo la bellezza del nome vale il titolo.
 
CHIESE & TATUAGGI

Di Vardy tutto si è svelato: ma la sua fiaba è talmente fantastica da giustificare un ripasso. Lavorava come operaio in un'azienda inglese di prodotti ortopedici, Jamie, 29 anni: giocava nelle serie dei dilettanti e, nell'arco di una manciata di stagioni, ha firmato 22 gol nella Premier League, l'ha conquistata e ne è stato eletto miglior giocatore. Un'idea per la Disney? Chissà. Intanto è lo sceneggiatore Adrian Butchart a voler dedicargli un film. Classe ‘91, Riyad Mahrez è nato in Francia ma ha il passaporto algerino per via delle origini dei genitori. È un'ala baciata dalla nobiltà tecnica. Al contrasto «britannico» ama privilegiare il dribbling, e questa è l'orma dell'infanzia, trascorsa a danzare sul pallone per strada. Speciale anche la favola di Morgan, anzi di capitan Morgan. È il perno della difesa delle Foxes, ha 32 anni ed è cresciuto in un quartiere poco sicuro di Nottingham. Grazie ai nonni ha ottenuto la nazionalità giamaicana e, non fosse abbastanza, ha acquistato un negozio di tatuaggi nel centro di Leicester. Da piccolo voleva diventare un calciatore, ma non ci credeva. O, meglio, i settori giovanili inglesi lo invitavano a non sperarci: perché aveva un fisico da rugbista, e con il calcio difficile da coniugare. Sudando all'infinito, ecco però l'autostrada orientata verso il trono d'Inghilterra. Decisivo durante la stagione. Come determinante è stato anche il portiere Schmeichel, 30 anni, figlio di papà Peter, peraltro, rimanendo in tema di sorprese, già campione d'Europa con la Danimarca nel ‘92. E poi Ulloa, classe ‘86, nato in Patagonia, Argentina. Si sussurra che da bimbo giocasse sul campo di una chiesa mormona perché la domenica l'oratorio era deserto. Infine, per definire Kanté basta il soprannome inventato da Ranieri: motorino. Insomma, è chiaro che le caratteristiche della rosa non avessero come esito obbligato il trionfo in campionato. Ma, nel mescolare di fino, Ranieri davvero si è superato.