Guerra Ucraina, i paesi del B9 sul filo del rasoio: che cos'è l'alleanza degli stati-cuscinetto ex Urss nel mirino di Putin (e di Biden). Il caso Orban

Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Cechia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria si sentono minacciati dalla Russia. Il nodo della Transcarpazia

Guerra Ucraina, i paesi del B9 sul filo del rasoio: che cos'è l'alleanza degli stati-cuscinetto ex Urss nel mirino di Putin
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 24 Febbraio 2023, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 15:45

Guerra Ucraina, gli stati-cuscinetto ex Unione sovietica o ex Patto di Varsavia camminano sul filo del rasoio da un anno, da quando l'aggressione di Putin a Kiev ha travolto i fragili equilibri tra le nazioni veterane dell'Unione europea, le ultime arrivate o quelle in procinto di arrivare nella Ue e, dalla parte opposta, il regime sempre più espansionistico della Russia. Non a caso il B9, l'alleanza fra Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Cechia, SlovacchiaUngheria, Romania, Bulgaria, è nato a Bucarest all'indomani dell'annessione della Crimea da parte di Putin nel 2014: basta guardare la mappa per capirne l'importanza geopolitica, con quello schieramento che va ininterrottamente dal Mar Nero al Mar Baltico settentrionale. Un baluardo a tutto ciò che è Est.

Ora però il B9 si trova davvero in mezzo a più di uno scenario. Non c'è solo la questione quotidiana precipitatata da un anno, ovvero l'accoglienza dei profughi ucraini e la logistica dei trasporti che deve favorire il transito degli aiuti, anche bellici, del mondo occidentale per l'Ucraina. Non c'è solo il timore che dopo la Crimea e dopo il Donbass, se non l'intera Ucraina, la Russia intenda allargarsi ancora. C'è anche le necessità di ridefinire i rapporti con l'Unione Europea che su molti fronti tentenna, mentre non ha esitazioni il pragmatismo americano che non perde occasione di garantire il proprio sostegno al B9.

L'alleanza Bucarest 9

Una strategia che secondo alcuni osservatori punta rafforzare l'influenza Usa sull'Europa che in questo anno ha dovuto ripensare il proprio ruolo nella Nato. 

Nei giorni scorsi, durante il suo viaggio a Kiev e Varsavia, Biden ha voluto allestire un incontro al quale ha partecipato anche il segretario generale Jens Stoltenberg, un momento meno storico di quello con Zelensky a Kiev e meno simbolico del discorso dal Castello di Varsavia, ma non meno significativo.

Anche ricordando che già pl'anno prima dell'aggressione russa dell'Ucraina gli Stati Uniti avevano rafforzato le postazioni missilistiche (lo "scudo") di Polonia e Romania.

Il sostegno del B9

«Voi siete in prima linea nella battaglia per la nostra sicurezza collettiva. E conoscete meglio di chiunque altro la posta in gioco in questo conflitto, non solo per l'Ucraina ma per la libertà delle democrazie in Europa e nel mondo», ha detto il presidente americano parlando ai leader del gruppo Bucarest-9. «In una delle ultime conversazioni che ho avuto con il nostro amico in Russia lo ho avvertito che invece di ottenere la 'finlandizzazione della Nato', come chiedeva, avrebbe ottenuto la Finlandia nell'Alleanza. È successo e siamo più forti di prima. Oggi, ad una anno dall'invasione da parte della Russia, è ancora più importante restare uniti», ha sottolineato Biden promettendo ai leader di Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Lituania, Lettonia e Estonia che gli Stati Uniti «difenderanno ogni centimetro del loro territorio. 

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Il nodo della Transcarpazia

A minare tuttavia l'alleanza c'è l'Ungheria per il nodo della Transcarpazia (Rutenia Carpatica, già dell'Ungheria)  e oblast dell'Ucraina occidentale. Il leader ungherese Orban, che non voluti incontrare l'altro ieri Biden, usa questo argomento per giustificare la sua freddezza con Kiev accusandola di non tutelare la minoranza ungherese. In realtà difende le relazioni con Mosca con la quale ha stretto accordi soprattutto in materia di forniture energetiche che non gli sarebbe facile sostituire come invece hanno fatto molti altri paesi europei. Così l'Ungheria sta indebolendo la strategia della Nato non avendo accettato di far transistare sul proprio territorio le armi dell'Occidente destinate all'Ucraina.

 

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