Abodi: «Premio al servizio civile nei concorsi un segnale per i giovani. E chiediamo alle imprese di valutarli nelle assunzioni»

Il ministro: le Olimpiadi del 2026 saranno l'orgoglio del nostro Paese. I ritardi? Non siamo preoccupati

Abodi: «Premio al servizio civile nei concorsi un segnale per i giovani. E chiediamo alle imprese di valutarli nelle assunzioni»
di Alberto Abbate
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Giovedì 3 Agosto 2023, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 18:19

Ministro Abodi, il 15% dei posti nei concorsi pubblici a beneficio dei volontari che segnale è?
«Quanto meno è un primo segnale, un riconoscimento concreto e tangibile a beneficio di ragazze e ragazzi che servono pacificamente la Patria e il bene comune, con motivazioni che vanno ben oltre il corrispettivo economico che assicuriamo nell'arco dell'anno di servizio. Per la cronaca, quest'anno stiamo parlando di oltre 77.000 posti disponibili, il numero più alto nella storia del SCU. E sto predisponendo anche una lettera che invierò a tutti i presidenti della società a partecipazione pubblica, perché ogni azienda possa trarre spunto da questa norma per valutare se considerare il servizio civile come un elemento distintivo e valutabile in fase di selezione, unitamente ai titoli e alle competenze. Dopodiché, intendo fare la stessa cosa con Confindustria».

Dal Servizio Civile alla Carta Giovani.
«Partiamo dal dato attuale: 2 milioni e 700 giovani hanno, a oggi, la Carta a loro dedicata e questo testimonia un interesse e fa comprendere anche le potenzialità di un suo sviluppo. Mi auguro che Carta Giovani possa diventare sempre più utile nella vita quotidiana, anche grazie alle convenzioni con numerose aziende partner che garantiscono un interessante portafoglio di sconti».

Sono stati stanziati 75 milioni di euro per gli impianti dei comuni sotto i 100mila abitati. Quanto è importante rilanciare lo sport nelle periferie?
«Quello del miglioramento delle infrastrutture sportive è centrale nelle politiche di Governo dedicate allo sport, anche nell'ottica di un allargamento della base dei praticanti. Questo è lo spirito del bando Sport e periferie' che si rivolge a circa 7.900 comuni italiani, quelli, appunto, sotto i 100.000 abitanti. Ma informo i lettori, con soddisfazione, la chiusura del bando dedicato alla realizzazione di 1.569 playground nei comuni del sud sotto i 10.000 abitanti, finanziato con 43 milioni di euro della terza linea di intervento della misura PNRR Sport.

Con questi e altri contributi pubblici vogliamo contribuire a offrire sempre più opportunità di fare sport, a partire dalle zone che ne hanno più bisogno dal punto di vista sociale, in chiave intergenerazionale e mitigando gli impatti negativi dal punto di vista socioeconomico, anche per fare prevenzione, migliorare la qualità della vita e gli stili di vita delle persone, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Siamo ai primi posti della classifica poco onorevole della sedentarietà tra i paesi OCSE e ne paghiamo il costo anche finanziario, di circa 4 miliardi l'anno, ovvero 10 volte il finanziamento pubblico allo sport. Mi piacerebbe che i risparmi prodotti da una più sistematica e diffusa attività fisica, motoria e sportiva sulla spesa sanitaria possano in parte essere reinvestiti nello sport per produrre un effetto leva positivo, con l'abbassamento del costo della sanità pubblica e un miglioramento de benessere individuale e delle comunità. Da questo punto di vista sarà molto importante arrivare alla prescrizione medica dell'attività sportiva, proprio in chiave di prevenzione e cura di alcune patologie e sotto controllo medico».

Al calcio servono invece stadi moderni ed efficienti per il rilancio.
«Principio che vale per tutte le infrastrutture di alto livello. Da questo punto di vista, penso sia fondamentale il miglioramento del patrimonio esistente, quasi totalmente pubblico, attraverso progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana. Dobbiamo puntare prioritariamente alla sostituzione urbana, quindi all'abbattimento e alla ricostruzione, che in Italia non è una politica diffusa anche per motivi legati alla tutela storica, artistica e culturale che impone una serie di vincoli. Tutto ciò che viene solo protetto rischia di essere sottovalutato se non è messo a disposizione quotidiana della comunità. Sui progetti di sviluppo degli stadi mi auguro che il nuovo format con la doppia organizzazione di Italia e Turchia per l'Europeo del 2032 non faccia arretrare l'impegno di tutti a migliorare diffusamente le infrastrutture. L'Europeo tra nove anni, anche se potrebbe coinvolgere solo' 5/6 città, deve continuare a rappresentare un incentivo a migliorare il patrimonio, ma secondo me è necessaria una precondizione, ovvero un patto tra pubblico e privato, per cui chi vuole investire dev'essere messo nella condizione di farlo. Vedo troppi progetti nei quali si è tutti d'accordo ma che non si trasformano poi in cantieri. Noi dovremmo intervenire con una normativa specifica che consenta al privato di fare il suo mestiere e mettere a disposizione risorse finanziarie, competenze tecniche e soluzioni gestionali che consentano di realizzare le opere in tempi certi e di gestirle al meglio nel tempo».

Che ne pensa della candidatura alla fine condivisa di Italia e Turchia?
«È comunque una opportunità. La Turchia oggi, dal punto di vista della qualità infrastrutturale in ambito sportivo, è più avanti di noi e questo è un fatto del quale tener conto per valutare al meglio la scelta della FIGC e della federazione turca di trovare un punto d'incontro, piuttosto che arrivare al confronto finale, facendo prevalere un interesse generale e non solo quello individuale. Potrebbe essere un'occasione anche in chiave di geopolitica mediterranea, andando oltre gli aspetti commerciali e industriali, affrontando i temi umanitari anche attraverso la diplomazia sportiva, per favorire il dialogo, il confronto costruttivo e pacifico».

Mancano invece appena 920 giorni a Milano-Cortina.
«C'è stato l'altro ieri un importante ed efficace incontro tra il presidente Meloni e 60 aziende di primario livello proprio per condividere un obiettivo che è nazionale: organizzare nel 2026 una straordinaria edizione italiana dei Giochi Olimpici e Paralimpici. Il Governo non è preoccupato, ma fortemente impegnato a superare le oggettive difficoltà che stiamo affrontando. Dalla complessità organizzativa distribuita in tre regioni, associata a una particolare attenzione anche al budget per ottenere il pareggio di bilancio, alla realizzazione di 111 opere pubbliche. Di sicuro, vogliamo rendere queste Olimpiadi un motivo di orgoglio nel mondo, ma soprattutto in Italia dove, per motivi strumentali, spesso serpeggia il disfattismo».

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