Tor Bella Monaca, forze dell'ordine ostaggio delle bande: aggressioni ogni giorno

Crescono i casi di pattuglie circondate dai pusher per intimidire agenti e militari

Tor Bella Monaca, forze dell'ordine ostaggio delle bande: aggressioni ogni giorno
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 2 Maggio 2024, 22:30

Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati alcuni finanzieri accerchiati lunedì pomeriggio da un groviglio di nord africani scesi da uno dei palazzi di via Ferdinando Quaglia dopo che un 19enne egiziano era stato fermato per un controllo. E trovato con della droga poi ingerita per evitare ogni tipo di contestazione. Quartiere Tor Bella Monaca, cambia la conformazione dello spaccio nelle piazze: sempre più stranieri, tunisini ed egiziani i primi ormai a vendere dosi di cocaina, hashish ed eroina. Altro che italiani. E cambia la “risposta” dei pusher nei confronti delle forze dell’ordine durante i controlli. Aggressioni verbali o fisiche, intimidazioni, gesti di autolesionismo.

Dalla stazione dei carabinieri di Torbella così come dalla polizia arriva la medesima osservazione: le aggressioni al personale sono quotidiane «all’ordine del giorno» conta Fabio Conestà segretario del Mosap, il Movimento sindacale autonomo di polizia.

E lo sanno ancor meglio i residenti di Torbella, quel novero corposo di persone che da anni chiede un riscatto per il quartiere e che invece si trovano ad osservare inermi quanto accade. «Questi pusher - racconta Tizia Ronzio, presidente dell’Associazione “Tor più bella” - sono delle vere mine vaganti, non hanno la concezione di quello che fanno anche per via del fatto che molti di loro spacciano da tossicodipendenti. È difficile per le forze dell’ordine gestire queste persone in fase di controllo: se colpiscono vengono accusati, per questi stranieri, invece, che tengono in scacco anche molti residenti, intrufolandosi nelle case e occupandole senza titolo, è molto facile». Sono tanti, sono numerosi, sono compatti. In gergo la chiamano “la lepre” ed è il meccanismo che permette a una vedetta alla vista di agenti o militari di dare il segnale attraendo su di sé l’attenzione e permettendo agli altri di disfarsi delle dosi che hanno in tasca o nei pantaloni.

IL MECCANISMO DE “LA LEPRE”

«Uno dei pusher o delle vedette attira su di sé l’attenzione - spiega un agente - in questo modo si dà al tempo agli altri di disfarsi di quanto hanno addosso, dosi già confezionate e pronte a essere vendute». Chi non ha nulla non corre nessun rischio anche se viene fermato in una piazza di spaccio. Ma capita pure invece di riuscire a bloccare uno spacciatore con le dosi ancora in tasca. E allora? Partono le aggressioni che sono all’inizio verbali e servono a richiamare in “forza” altri pusher che, per il meccanismo spiegato dalla Ronzio, arrivano, accerchiano e «filmano anche con i cellulari le risposte di agenti e militari - aggiunge un investigatore - intralciando gli interventi». In molte occasioni si arriva al contatto fisico, non solo fra pusher e agenti e militari ma anche fra spacciatori come pure è accaduto, da ultimo mercoledì sera quando, un tunisino di 24 anni è stato accoltellato alla schiena in via dell’Archeologia. Le zone dove più spesso si verificano gli espidi di violenza sono limitrofe alle note piazze di spaccio di largo Mengaroni, via Scozza, via dell’Archeologia. «In via Quaglia la sera - conclude Tiziana Ronzio - spaccio con tanto di sedie per accomodarsi in attesa dei clienti, chi viene fermato poi esce e torna e per chi non torna c’è un nuovo pusher pronto a prenderne il posto. È brutto usare il termine “militarizzazione” ma a Tor Bella Monaca in alcuni punti del quartiere servirebbero dei presidi fissi. Purtroppo qui è l’unico modo».

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