Mortal network, ecco l'alfabeto delle mode più bizzarre e rischiose

Il planking
di Marco Ventura
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Lunedì 14 Luglio 2014, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 09:45
A come Alcolpops. Abuso di bevande dolci con gradazione fra il 5 e il 7 per cento. Usate dai giovanissimi, un’iniziazione precoce all’alcolismo.



B come Balconing. Tuffi dal balcone o dalle finestre in una piscina o un balcone sottostante. Ha cominciato a diffondersi negli alberghi di Ibiza. Con alcol o droga in corpo è più facile e può uccidere.



C come Choking Game (o “funky chicken” o “space monkey”). Consiste nell’auto-soffocarsi o farsi soffocare tramite strangolamento, producendo un’euforia da mancato afflusso di ossigeno al cervello. Elevata la possibilità di danni cerebrali, coma, ictus, morte.



D come Duck Face. Selfie in cui ci si ritrae con la bocca “a papera” e gli occhi stralunati. Tipo passero. Semplicemente stupido, non fa danni.



E come Extreme Ironing. Farsi riprendere mentre si stira con asse, ferro e camicia nei luoghi e nelle posizioni più pericolose (in canoa, sugli sci, in caduta con paracadute, sulla parete di una montagna…).



F come Flash Indiano. Provocarsi uno svenimento con l’iperventilazione o premendo su certe arterie. Rischi: dai tremori al coma, alla morte. Può essere provocato da altri o autoindotto.



G come Ghost Riding. Mentre si guida, abbandonare lo sterzo, uscire e mettersi a ballare accanto all’auto in movimento.



H come Hotdog Legs. Distesi sulla spiaggia o in piscina, fotografarsi le gambe (magari con righe di crema sulla pelle, tipo maionese).



I come Infanzia condivisa. Ricreare per filo e per segno il contesto di una vecchia foto (vestiti, posizione, etc.), ripeterla e fare il confronto. Grande spreco di tempo.



J come Jewel Eye. Impiantarsi un gioiello di platino dentro l’occhio, con un piccolo intervento di 15-20 minuti.



K come Knockout Game. Stendere con un pugno qualcuno a caso, in un luogo pubblico (strada, bar, metro) e postare il video. Molte già le vittime, anche in Italia.



L come Living Doll. Cambiarsi i connotati con la chirurgia plastica per diventare bambole umane. Le più gettonate: Barbie e Ken. In Giappone il modello a cui ispirarsi sono i manga.



M come Milking. Versarsi sulla testa, a torso nudo, litri e litri di latte. Oltre allo spreco, difficile capire il senso.



N come Neknominate. Si bevono grandi quantità di alcol nei modi più stravaganti (ad esempio ingurgitando con il liquido anche pesci rossi, insetti, cibo per cani…). Postato il video, si nominano tre amici che devono rispondere entro 24-48 ore.



O come Outdoor Sex. Sesso all’aperto. Appuntamenti all’alba su panchine, muretti, nei centri storici, sui bus. Poi, il video in rete.



P come Planking. Stendersi come tavole di legno con le braccia lungo i fianchi nei posti più assurdi (tetti, ponti, veicoli). In genere si fa in gruppo.



Q come Quarter. Si fa rimbalzare sul tavolo un “quarter”, una monetina, per centrare un bicchiere di birra e farlo scolare a un amico. L’effetto ovviamente sono sbronze per tutti.



R come Ruleta Sexual. Gara sessuale nata in Colombia. Si fa con più ragazze possibili, fino a raggiungere l’orgasmo. Aspetti etici a parte, rischi per l’igiene e la salute.



S come Salt & Ice Challenge. Gara di resistenza al dolore (fenomeno che viene dagli Stati Uniti). Si poggia sulla pelle un cubetto di ghiaccio coperto di sale. Ci si provoca ustioni.



T come Thigh Gap. Selfie dello “spazio fra le cosce”. Diffusissimo. Foto in slip o pantaloni attillati, in piedi con le gambe attaccate (o coricati) e si misura il vuoto tra le cosce. Un traguardo di magrezza e sensualità. Fa il paio col “Bikini Bridge”, selfie in cui lo spazio è quello tra il ventre e il bordo dello slip, teso come un ponte tra le sporgenze del bacino.



U come Underboob. Selfie della parte bassa del seno, fotografata in modo da non mostrare i capezzoli.



V come Vodka Eyeballing. Si versa o spruzza alcol nell’occhio, nella falsa credenza che ci si possa ubriacare più velocemente “imbevendo” di alcol il nervo ottico. Cecità in agguato.



Z come Zentai. Moda giapponese: si passeggia per la città in una tuta di lycra colorata che fascia tutto il corpo compreso il volto. Si cancella così la propria identità. Sfregando i corpi con altri mascherati ci si procura un piacere sessuale senza l’atto, e senza guardarsi negli occhi. Rischi? Dalle irritazioni cutanee al soffocamento.
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