Lupo: «A Tokyo per vincere l'oro. E magari mi fanno una fiction come Totti»

Lupo: «A Tokyo per vincere l'oro. E magari mi fanno una fiction come Totti»
di Gianluca Cordella
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Mercoledì 9 Giugno 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 18:22

Aveva salutato Rio da portabandiera dell’Italia, dopo aver centrato, con Paolo Nicolai, la prima storica medaglia del beach volley azzurro ai Giochi. Ma, oltre al Tricolore e all’argento al collo, Daniele Lupo portò con sé dal Brasile un soprannome, Il Maestro. «È nato tutto per gioco con lo speaker del torneo che durante una partita tirò fuori questo “O maestro”, un po’ brasiliano e un po’ italiano».
Nel circuito ormai la conoscono così...
«Certo, è rimasto il mio soprannome ufficiale. Con lui ci siamo rivisti in Messico, dove abbiamo giocato due tornei, e ci siamo divertiti come matti, ricordando quei giorni in Brasile. Mi ha detto che a Tokyo non ci sarà. Peccato». 
A Tokyo rischiano di non esserci in tanti, a partire dagli spettatori.
«Purtroppo sarà un contesto molto diverso, specie se dovessero esserci le porte chiuse. Il nostro è uno sport che ha nel divertimento una sua componente decisiva. Per questo sono convinto che alla fine non vinceranno i più forti: tra vita in bolla e gare senza tifo ce la farà chi riuscirà ad adattarsi meglio a queste condizioni». 
Rispetto a Rio molte coppie sono “scoppiate”, a cominciare dai brasiliani d’oro Alison e Bruno Schmidt?
«È vero, ci sono stati moltissimi cambi di squadra. Non solo i brasiliani, ma anche i russi. Krasilnikov ora gioca con Stoyanovskiy e Semenov con Leshukov. Noi, gli olandesi Brouwer-Meeuwsen e gli spagnoli Herrera-Gavira siamo gli unici ancora insieme. Questo può essere sicuramente un vantaggio per noi». 
Lupo e Nicolai hanno mai avuto momenti di crisi?
«Momenti di crisi veri no. Però nello sport, come nella vita, ci sono alti e bassi. Noi siamo sempre stati bravi a risolvere tutte le problematiche che ci si sono presentate nel corso degli anni. E così facendo adesso giochiamo insieme da 12 anni. Una vita. Credo che nessuno in campo si conosca come noi». 
A Tokyo sarà tutti contro i norvegesi Mol e Sorum?
«Ranking alla mano partono favoriti, ma nelle ultime uscite non hanno fatto granché... Io scommetterei su me e Paolino».
Chi pensa al beach lo associa a Brasile, Stati Uniti, Italia, dove la gente gioca in spiaggia. Poi si guarda il ranking mondiale e in cima ci sono norvegesi e russi...
«Questo ci fa capire che ormai il beach volley è uno sport globale, che sta crescendo molto, soprattutto in Europa. C’è molta mobilità, come avviene nel tennis. Mol e Sorum, ad esempio, vivono e si allenano a Tenerife». 
Anche quest’anno l’Italia porta ai Giochi tre coppie (anche Rossi-Carambula nel maschile e Menegatti-Orsi Toth tra le ragazze).
«Il movimento è in salute».
Talmente in salute da pensare al futuro oltre lei e Nicolai?
«Ci sono tanti giovani di qualità che possono emergere. Ma noi andremo avanti ancora una decina di anni, eh. Fino ai 45 saremo in formissima...».
È grande appassionato di calcio: come vede l’Italia al via degli Europei?
«Non mi sbilancio per scaramanzia, ma mi aspetto grandi cose. Bel gruppo, bel gioco».
Ha pensato che mentre sarà in Giappone perderà i primi passi della Roma di Mourinho?
«Che spettacolo Mou! Non vedo l’ora di vedere la nuova squadra. Lui è un campione, avrà da insegnare molto. E con Sarri alla Lazio avete idea di che derby sarà?».
Da Michael Jordan a Totti fino a Baggio, vanno tanto di moda le serie tv sullo sport. Se vince l’oro a Rio, come la vede una fiction sulla sua storia?
«Alla grande. La intitolerei “La storia del Maestro”».
Nel ruolo di Daniele Lupo?
«Io sono un bel personaggio, nel senso che sono stravagante, ci vorrà un attore bravo bravo per interpretarmi.

Uno alla Pierfrancesco Favino».

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