Paris e quella medaglia olimpica mai vinta che sospende il giudizio “storico”

Paris e quella medaglia olimpica mai vinta che sospende il giudizio “storico”
di Mario Nicoliello
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Giovedì 7 Febbraio 2019, 09:30
È l’oro della maturità, raggiunta gara dopo gara. È il trionfo di un ragazzo trasformato dalla paternità, rilanciato dopo la delusione olimpica, diventato il più forte velocista in circolazione grazie all’acquisizione della dote che gli era sempre mancata: la costanza. Gli alti e i bassi avevano caratterizzato la carriera di Dominik Paris fino all’anno passato, quando il quarto posto di Pyeongchang lo ha proiettato in una nuova dimensione. Poteva essere una mazzata, si è trasformata in un trampolino di lancio. La nascita del piccolo Niko in estate e la consapevolezza di aver trovato il mix perfetto nei materiali ha proiettato il prossimo trentenne (festeggerà il compleanno tondo il 14 aprile) in una dimensione vincente. 
FILOTTO VINCENTE
Dalla fine di novembre è salito sei volte sul podio, cogliendo tre successi: la doppietta di Bormio in discesa e superG e il trionfo nel Tempio dello sci, la Streif di Kitzbuehel, domata per la terza volta. In Coppa ha vinto in dodici occasioni e calpestato il podio in 28, ma mai ha alzato la coppetta di specialità, per via di quella incostanza che lo aveva contraddistinto. Dopo l’argento iridato in discesa a Schladming 2013, l’oro di Are in superG è la chicca della carriera, la vittoria che lo incorona «miglior velocista del circo bianco», come lo ha definito il collega Svindal, a cui Paris dice ispirarsi: «Aksel è stato un esempio, sono riuscito a imparare tanto da lui, dalla preparazione delle gare al disegno delle linee che ho fatto nelle varie discese. E poi è un grande campione che resta sempre lo stesso, un grande uomo». Dopo il successo tanti colleghi si sono complimentati con Domme («Noi discesisti siamo come una famiglia, tutti amici, e quando qualcosa non funziona ci stiamo vicino lo stesso»), ma quando gli si chiede cosa ha in più rispetto ai rivali, Paris risponde ridendo: ««Nulla, vado semplicemente veloce».
Alberto Ghidoni, il responsabile dei velocisti azzurri, lo elogia: «Ha un grande potenziale e ancora margini di miglioramento. Se continua così può diventare il più forte italiano di sempre nella velocità». Scorrendo i numeri Paris vanta nel palmares dieci discese e due superG in Coppa del mondo. 
IL PARAGONE
Nel suo mirino c’è pertanto Kristian Ghedina, l’azzurro con più successi in discesa, ben 12, cui va aggiunto un superG. Rispetto all’ampezzano, capace di due argenti e un bronzo iridato, Paris da ieri si può fregiare del titolo di campione del mondo. Una differenza non da poco in un ideale classifica all time. «Dominik e Kristian sono due personaggi agli antipodi – continua Ghidoni –, mentre Ghedina era più talentuoso, Paris è un vero atleta, attento ai minimi dettagli e puntiglioso». Conquistato il Mondiale, ora mancano le Olimpiadi. Con l’oro a cinque cerchi al petto Paris potrebbe superare anche Zeno Colò, da sempre considerato il più forte velocista italiano di tutti i tempi. A Pechino 2022 mancano però ancora tre anni, meglio restare concentrato su Are, perché in Svezia il meglio deve ancora venire.
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