Conte, solo 9 anni per diventare ct
Dall'esonero in B ai 102 punti in serie A

Conte, solo 9 anni per diventare ct Dall'esonero in B ai 102 punti in serie A
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Giovedì 14 Agosto 2014, 21:10 - Ultimo aggiornamento: 21:17
Antonio Conte non riprende il cammino da allenatore, ma sar presentato marted 19 agosto alle ore 11.30 presso l'Hotel Parco dei Principi a Roma. Nella sua nuova veste di ct della Nazionale italiana. La vita ricomincia a 45 anni.

Dall'apprendistato a Siena alla panchina della Nazionale. Dopo 9 anni da allenatore, Antonio Conte conquista la panchina azzurra e corona, a 45 anni, la prima fase della propria carriera. Il tecnico salentino ha bruciato le tappe in meno di un decennio, raggiungendo risultati probabilmente insperati se si ripensa agli esordi complicati e avari di soddisfazione. Bisogna tornare al 2005-2006 per vedere la prima versione di Conte post-calciatore. A Siena, l'allenatore è Gigi De Canio e l'ex centrocampista studia come vice.



Dopo il rodaggio, la prima avventura da allenatore titolare comincia a meno di 100 km dalla città del Palio. Ad Arezzo, in Serie B, Conte inanella 9 gare senza vittorie: con 4 sconfitte e 5 pareggi, l'esonero è inevitabile. La dirigenza, però, richiama il debuttante nel finale di stagione. La formazione toscana lotta per la salvezza ma affonda all'ultima giornata, complice proprio la Juventus, protagonista in Serie B per le conseguenze dei procedimenti di calciopoli.



La Vecchia Signora, con la promozione in tasca, all'ultima giornata perde in casa contro lo Spezia: liguri salvi, Arezzo giù e Conte furibondo. Dopo la delusione, il salentino riparte dalla Puglia. Non dalla sua Lecce, ma da Bari. Con i biancorossi, confeziona un biennio da incorniciare: prima la salvezza, poi la promozione in A. La ricetta è vincente, arriva anche il prolungamento del contratto. Nell'estate del 2009, però, all'improvviso si materializza il divorzio: i programmi di tecnico e società non coincidono, meglio separarsi.



Il debutto nella massima categoria è solo rinviato e avviene con l'Atalanta. A Bergamo, però, la scintilla giusta non scocca. Il feeling con la squadra è precario, quello con la tifoseria non c'è proprio: pochi mesi di convivenza e poi i saluti. Il 2010-2011 è la stagione che segna la carriera del tecnico in maniera profonda. Si torna a Siena, in B, e si conquista la promozione.



La squadra gioca bene e ottiene risultati: la marcia verso la A diventa per Conte il trampolino di lancio verso la realizzazione di un sogno. La Juventus, impelagata in una crisi senza fine, sceglie il “capitano” per provare a risollevarsi. Conte gode del sostegno totale della tifoseria e può lavorare al progetto di rilancio della Vecchia Signora. Il 2011-2012 dovrebbe essere solo un primo passo, invece diventa un volo entusiasmante. La Juve, partita per tornare in Europa, a maggio si ritrova con lo scudetto sulla maglia. L'estate, però, porta più dolori che gioie. Il coinvolgimento nel calcioscommesse, per fatti legati alla stagione senese, gli costano 4 mesi di squalifica. L'esilio del tecnico in tribuna non condiziona la squadra: la Juve vince il secondo tricolore di fila. Di nuovo festa, ma il copione è diverso. Bisogna conciliare ambizioni e bilancio, sogni e conti.



La Vecchia Signora in Italia detta legge, ma Conte vorrebbe sfidare le corazzate europee. Lo scudetto 2014, con 102 punti, è l'epilogo di un triennio d'oro. La distanza tra società e allenatore aumenta, il laconico tweet con cui il club annuncia la permanenza del tecnico evapora dopo poche settimane. A metà luglio, a ritiro appena iniziato, cala il sipario.



Conte e la Juve si separano senza rancore mentre il calcio italiano deve metabolizzare il flop mondiale della Nazionale. La panchina azzurra è libera dopo le dimissioni di Cesare Prandelli. Serve un nome in grado di guidare la rinascita dopo il disastro brasiliano e sulla piazza c'è il tecnico più vincente degli ultimi 3 anni.