Le lacrime di Cristiano diventano un sorriso

Le lacrime di Cristiano diventano un sorriso
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 11 Luglio 2016, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 17:02

PARIGI Lacrime erano e lacrime sono rimaste. Ma che diverso sapore. Una notte incredibile. Dal dramma al trionfo. Dalla barella alla leggenda. E' finita in apoteosi per Cristiano Ronaldo, un giocatore così enorme da avere trascinato il Portogallo al primo titolo della sua storia calcistica. Sì, perché senza di lui questo successo non sarebbe mai arrivato, senza di lui il Portogallo non avrebbe superato le qualificazioni, forse non sarebbe riuscito neppure a partire per la Francia. E allora chi se ne importa che questa finale non se la sia potuta gustare dal campo, che non abbia potuto risolverla con il suo cinquantottesimo gol stagionale, quello che gli avrebbe consentito di lasciarsi alle spalle Platini nella classifica cannonieri all time degli Europei. Adesso il ginocchio fa meno male. Anzi non fa più male per niente. Tutto era stato provocato da un banale contrasto. Un'entrata dura, ma di quelle che si debbono fare in una partita così. Opera di uno dei giocatori più tecnici di questo Europeo, Dimitri Payet, piedi di velluto, tutt'altro che uno scarpone. Ginocchio contro ginocchio. Si giocava da soli 8 minuti. In genere, fa malissimo, ma poi passa. Non in questo caso.

LA GRANDE SOFFERENZA
Si è capito subito che Ronaldo soffriva molto, gli sono spuntate le prime lacrime. E' rientrato, ma il dolore continuava. E' uscito di nuovo, ha chiesto una fasciatura che stabilizzasse il ginocchio, non voleva mollare. Cosi, è tornato in campo e ha provato un allungo. Con esiti disastrosi. E' crollato a terra e ci è voluto una barella per portarlo fuori. Le lacrime si sono trasformate in singhiozzi, i fischi del pubblico che ancora pensava facesse la scena si sono trasformati in applausi. Una standing ovation. Ma né quella né gli incoraggiamenti di compagni e avversari, né le parole di conforto di Deschamps potevano consolarlo.

Era solo il 24' del primo tempo e il mondo sembrava crollargli addosso. Ma la sua finale non si è conclusa lì. Nel secondo tempo è tornato in panchina e ha ricominciato a giocare. Tifo e buoni consigli. Lo si è anche visto saltare come se stesse benissimo, come se non sentisse più quel dolore prima insopportabile. Eppure era zoppo e da zoppo è salito sulla scala che lo portava a prendere la Coppa tanto sognata.

Stavolta Ronaldo ha vinto non per il fuoriclasse che è, ma da allenatore, da motivatore. Prima dei supplementari, ha poi raccontato Eder, è andato a dirgli forza, vedrai che segnerai tu. Eder ha segnato il gol decisivo. E le lacrime sono ricominciate. Lacrime europee.