DIVERGENZE
Maldini è più cauto: ricorda i primi tempi di Sacchi al Milan, i tanti che lo avrebbe voluto cacciare subito e la straordinaria trasformazione e affermazione della squadra arrivata solo più o meno a fine novembre. In fondo, Giampaolo lavora soltanto da tre mesi. Poi a decidere dovrebbe essere la proprietà, che però, più che a costruire un team vincente, sembra interessata a risistemare i conti e a lucidare un marchio da piazzare con successo sul mercato (quello dei capitali, non quello del calcio). Perciò si fatica a pensare all’ingaggio di uno Spalletti, usato sicuro ma piuttosto caro, o ancora più di un Wenger, vecchio sodale all’Arsenal dell’ad rossonero Gazidis, l’ideale per lavorare intorno a un progetto basato sui giovani. Vedremo. Queste incertezze potrebbero alla fine favorire una conferma di Giampaolo, chissà però quanto motivato dalle critiche interne fatte trapelare. Per non parlare dei calciatori, da sempre i primi a voltare le spalle ai tecnici in discussione. Pare che non abbia invece nessuna speranza di restare Di Francesco alla Sampdoria. Il mancato o ritardato annuncio dell’esonero va attribuito alla necessità di trovare un accordo economico preventivo: Ferrero non può permettersi di pagargli tre anni di stipendio. L’errore più grande di Di Francesco è stato accettare di allenare una squadra clamorosamente indebolita dalle cessioni di Praet, Andersen, Defrel… Sarà durissima anche per il suo successore. Povera Genova. Piove sul bagnato. Ultima la Samp, penultimo il Genoa. Andreazzoli sembra il meno colpevole dei pericolanti, ma Preziosi è il meno prevedibile dei presidenti. La sosta per le nazionali porterà consiglio. O no?
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