Pallotta: «Siamo frustrati dalla squalifica,
noi puniti per colpa di stupidi idioti»
Il presidente telefona alla mamma di Ciro

Pallotta: «Siamo frustrati dalla squalifica, noi puniti per colpa di stupidi idioti» Il presidente telefona alla mamma di Ciro
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Martedì 7 Aprile 2015, 17:33 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 08:40
Toni durissimi quelli usati dal presidente della Roma, James Pallotta per commentare ai microfoni dell'emittente radiofonica della società la chiusura di un turno della Curva Sud per effetto degli striscioni contro la madre di Coro Esposito in Roma-Napoli. «Spero che capirete bene quello che sto per dire: noi come Roma siamo molto frustrati e delusi dalle azioni che sono state prese, purtroppo noi non abbiamo il potere di intervenire quando succedono questi episodi, i controlli corretti sono stati fatti fuori dallo stadio rimuovendo gli striscioni da rimuovere. Non è giusto nei confronti di tutti i tifosi che vengono allo stadio dover rispondere e subire le conseguenze di decisioni stupide e idiote prese da gruppi di persone stupide. Noi come Roma stiamo facendo molte cose contro le violenze, anche dietro le quinte. Io oggi voglio comunicarvi che darò un milione di euro a Roma Cares per continuare a combattere tutto questo. In Italia però è arrivato il momento di cambiare e di fare qualcosa per questi episodi, spero che non saremo solo noi a prendere parte in queste iniziative».



TELEFONATA DI SCUSE

Il presidente James Pallotta, dopo il suo intervento radiofonico ha contattato telefonicamente Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito. Lo ha detto la stessa Leardi, parlando all'emittente napoletana Televomero. A chi le chiedeva se le fossero piaciute le parole del presidente della Roma a commento degli striscioni esposti sabato scorso in curva Sud, Antonella Leardi ha risposto: «Sicuramente meglio del silenzio. Pallotta mi ha chiamato per scusarsi. Non avrei mai voluto che tutto questo accadesse. Ora mi dispiace che verranno puniti i tifosi perbene che stanno in curva e che con questa storia non c'entrano».