Alessandro non segnava dallo scorso 3 maggio nella gara contro il Genoa, per lui quello di Verona è il numero 15 in serie A in 111 partite. Insomma, Florenzi è uno che con il gol ha una certa confidenza e quest'anno, fino a prova contraria, potrebbe perderla, perché non è facile segnare con una certa continuità partendo da ottanta metri dalla porta avversaria.
E' una qualità che via via potrebbe essere sprecata, al di là del gol di Verona. Garcia lo ha abbassato nella linea dei difensori e lui risponde con il solito impegno, magari con un pizzico di sorriso in meno, per certe difficoltà che inevitabilmente prova in fase difensiva. Ma lui, però, le sue doti offensive, anche se in maniera minore, prova a sfruttarle anche da quella posizione, il problema è che manca quando deve andare a fare i movimenti classici di un difensore, dal rincorse alle diagonali, passando per la classica marcatura dell'avversario. E' un terzino o no? E' il dilemma che ci accompagnerà e lo accompagnerà per parecchio tempo, fin quando da lì non verrà tolto, semmai questo succederà.
Il particolare che fa riflettere, ma non sono certo considerazioni definitive, che il giorno in cui Garcia propone con il Verona l'attacco stellare con Salah, Dzeko, Gervino, poi con Iago Falque e Ibarbo (con Totti e Ljajic in panchina) a risolvere la partita, o meglio a riacchiappare un risultato negativo, ci pensa l'uomo che risolve i problemi, Alessandro Florenzi. «Con un pò più di cinismo potevamo portare la partita in porto, ma abbiamo dato tutto. La squadra ha dato tutto in campo. La brillantezza verrà piano, piano»
Un ex attaccante, che ora spera solo che arrivi un terzino vero (o che Maicon non abbia nemmeno un raffreddore).
Perché difficilmente ci si dimentica come attaccare uno spazio o come si calcia verso la porta, ma non è facile imparare a fare il difensore quando non lo si è.