PERUGIA - Dal grossista al dettagliante il prezzo sale del 25 per cento e il trasportatore viene pagato con un baratto tra merce e servizio. Un sistema economico collaudato, con un business plan seguito perfettamente dalla banda di detenuti che spacciavano droga a Perugia con l'aiuto di un dipendente comunale e del mezzo che l'amministrazione gli aveva fornito per lavorare come operaio. È quanto emerge dall'ordinanza di applicazione di misure cautelari con cui il gip Lidia Brutti ha disposto quattro arresti in carcere, uno ai domiciliari e un obbligo di firma nei confronti delle sei persone accusate di spaccio dalla guardia di finanza.
Il gip riprende le richieste della procura e in 46 pagine ricostruisce diversi episodi di cessioni di stupefacente: il Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Perugia è riuscito a documentare, con video, foto e intercettazioni, cessioni pari a 1,7 chili di hashish e 8 etti di cocaina, mentre durante le perquisizioni nell'abitazione perugina di uno degli indagati sono stati sequestrati un altro chilo di hashish e banconote per un totale di 1.250 euro, oltre - in un bar di Ponte San Giovanni, gestito da uno degli inquisiti - 100 grammi di hashish e 900 euro.
Tra questi episodi, anche i passaggi avvenuti tra Alexander Pereyra Arias (fruitore di benefici carcerari e destinatario della custodia in carcere insieme a Lucien Covarelli, Vincenzo Auricchio e Giuseppe Di Filippo, detenuto per cumuli di condanne legate alla droga e ammesso al lavoro esterno), lo stesso Di Filippo e Luciano Iacovone, imbianchino dell'Unità operativa Opere pubbliche del Comune e già licenziato: era lui – secondo le accuse - a fare da autista al capo banda con l'autocarro comunale fornito da palazzo dei Priori per svolgere i suoi incarichi. E i magistrati riassumono così uno dei passaggi: «Alexander cede 50 grammi di cocaina a Di Filippo Giuseppe al prezzo di 2.000 euro (40 euro al grammo); successivamente, Di Filippo trasporta, unitamente a Iacovone Luciano ed utilizzando l'automezzo di proprietà comunale, il predetto quantitativo, per poi cederlo a Covarelli Lucien, al prezzo di circa 2.500 euro (50 euro al grammo). Nel contempo, Di Filippo cede 3,5 grammi di cocaina a Iacovone, quale corrispettivo del servizio di trasporto, realizzato attraverso il predetto automezzo».
Eccolo qui il sistema della banda, sempre in base alle accuse della procura diretta da Raffaele Cantone e passate al vaglio del giudice per le indagini preliminari Lidia Brutti che ha disposto le misure perché «vi è il concreto pericolo di reiterazione del reato; la natura dei delitti, la ripetitività ed abitualità degli episodi, i legami che gli indagati principali hanno stretto fra di loro fanno ritenere l'attualità delle esigenze cautelari».