Rifiuti, stangata a Perugia (più 7,5%) e Spoleto più 9%. A Foligno le utenze non domestiche crescono del tredici per cento

A Terni aumento contentuto al 2,4%. Bettona stabile e Montefranco scende più del 5%

Rifiuti, stangata a Perugia (più 7,5%) e Spoleto più 9%. A Foligno le utenze non domestiche crescono del tredici per cento
di Luca Benedetti Sergio Capotosti
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 13:00

Le previsioni dell’aumento dei costi della Tari sono state praticamente tutte rispettate tra quello che ha approvato sui Piani economici finanziari il direttivo di Auri e quello che stanno approvando in Comuni in questi giorni. La ricaduta sulle bollette è quasi gemella per le 400mila utenze umbre. Quasi perché prima di approvare i bilanci i Comuni possono trovare altri fondi per tenere basso il conto finale. A Perugia si passa a un costo del servizio di 47,5 milioni del 2023 a 51,5 milioni per l’anno in corso e che potrebbe salire a oltre 56 nel 2025. Pesano sul costo che cresce il minor recupero ipotizzato per l’evasione fiscale. Perugia con i suoi ottantamila utenze tra famiglie e imprese fa la parte del leone con i numeri. E anche con la bolletta. E spulciare la delibera pre-consiliare che oggi verrà discussa in commissione Bilancio, il dato dice che sul fronte dei costi del servizio la crescita è del 6,59% con valore più basso della media del sub ambito 2 dove i costi crescono del 6,97%. Le bollette ballano in maniera diversa.

Per esempio a Todi (nella città dove è sindaco Antonino Ruggiano, presidente di Auri, c’è la tariffa puntuale) la media dell’aumento tariffario è dato al 5%, Deruta all’1,5%. Bettona si ferma a zero. A Gubbio il dato è sul 7%. Il valore dell’aumento delle tariffe, invece, a Perugia, al di là di come crescono i costi del servizio, si arrampica fino all’7,5 % (restano gli sgravi per le zone disagiate) anche se i dati poi vanno rapportati alle varie situazioni. Cosi la simulazione per una famiglia di quattro persone che vive in un appartamento di 130 metri quadrati il costo del 2024 è pari a 520,76 euro con un ritocco del 6,5%; mentre un single che vive in 80 metri quadrati passa a 238,58% con un aumento del 7,12. Per attività non domestiche un elettrauto con una superficie di 200 metri quadrati ha un incremento della bolletta del 7,7%. Oggi il via libera in commissione a Perugia del piano economico finanziario, le bollette si dovranno pagare entro il 31 maggio, 31 luglio, 30 settembre e 2 dicembre per chi paga in 4 rate.

La rata unica scade il 16 giugno. Ieri pomeriggio è toccato a Foligno. In commissione bilancio l’assessore al ramo, Elisabetta Ugolinelli ha indicato un più 2 per cento di aumento per le utenze domestiche e di un più 13 per le commerciali. Questo perché il Sub ambito 3 è il peggio messo sul fronte dell’aumento dei costi. Il caso di Spoleto è emblematico: vanno dal 7 all’8,9 per cento. In un’abitazione di 100 metri quadrati con tre persone residenti la Tari passa da 265 a 285 euro circa. Le associazioni di categoria sono in fermento e contano di promuovere insieme una protesta. Gli albergatori, ad esempio, chiedono da tempo di pagare la Tari soltanto sulle stanze effettivamente occupate.

E a Terni cosa succede? Nella città dell’acciaio c’è un aumento mini del 2,39 per cento. La bolletta dei rifiuti a Terni si fa più pesante, anche se si tratta di uno degli aumenti più contenuti della provincia ternana. Anzi il più basso in assoluto, se non si contano i comuni dove la Tari sarà più leggera dell'anno precedente (Montefranco -5,14, Ferentillo -2,75, San Gemini -1,47, Monteleone -0,9 e Arrone -0,21). Resta da capire ora dove sarà applicato l'aumento del 2,39 per cento e in che misura. Nel senso, cosa deciderà ora la giunta Bandecchi? Scaricherà l'aumento tutto da una parte (utenze domestiche o commerciali?) o troverà un punto di equilibrio? La discussione entrerà nel vivo venerdì con la riunione della Terza commissione, in vista del voto di lunedì prossimo in consiglio comunale. C’è chi fa i conti e sbuffa, chi si salva e chi sorride. Per chi è andata male poteva andare ben peggio visto che Arera, l’ente di regolazione nazionale, aveva indicato un 13,7% dovuto all’impennata dei prezzi dell’energia tra guerre e crisi varie. 

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