Salvatore Bramucci, il medico legale in aula: «Ucciso con una raffica di colpi»

L'omicidio Bramucci
di Maria Letizia Riganelli
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Martedì 30 Aprile 2024, 05:20

«Cinque colpi sparati in rapida successione che hanno provocato 9 fori d’ingresso, colpendo zone vitali». Il medico legale Benedetta Baldari illustra in aula l’esame autoptico effettuato sul corpo di Salvatore Bramucci, freddato la mattina del 7 agosto del 2022. «Solo un colpo, probabilmente il primo, non è stato mortale. È quello che ha colpito prima il dito della mano sinistra (probabilmente un gesto di difesa) e poi la guancia». Il proiettile è stato ritrovato in un molare. «Gli altri, specie quelli che hanno colpito la spina dorsale, sono stati tutti mortali». Salvatore Bramucci quella domenica mattina di due anni fa era uscito di casa per andare nel suo canile, un permesso ottenuto durante la detenzione domiciliare, e sul suo cammino ha incontrato i killer che dopo avergli sbarrato la strada lo hanno centrato con un revolver. Prima frontalmente e poi da sinistra, mentre lui era seduto in macchina. A spiegare nel dettaglio come l’agguato sia stato pianificato e come gli investigatori siano giunti a identificare sicari e mandanti è stato l’ex comandante del Nucleo investigativo di Viterbo Marcello Egidio.

«L’omicidio di Bramucci, noto pregiudicato con un curriculum criminale di spessore, per modalità di esecuzione faceva pensare alla criminalità organizzata. Per questo inizialmente abbiamo approfondito tutte le ipotesi, studiando anche i legami familiari, spesso conflittuali. Abbiamo acquisito tutte le telecamere di sorveglianza, pubbliche e private, e pochi giorni dopo abbiamo avuto un riscontro positivo su due auto, una Giulietta grigia poi risultata rubata e una Smart bianca che viaggiavano insieme come una staffetta». È così che per la prima volta gli inquirenti si imbattono nei nomi di Lucio La Pietra e Tony Bacci.

Si tratta dei due sicari che materialmente quella mattina avrebbero premuto il grilletto. Per loro l’arresto arriva poco più di un mese dopo. «Il giorno dell’esecuzione dell’ordinanza abbiamo anche sequestrato i loro telefoni cellulari - ha detto ancora il comandante - e grazie all’estrazione dei dati siamo venuti a conoscenza del ruolo di Sabrina Bacchio». La cognata della vittima, imputata come pianificatrice, una volta che gli investigatori hanno capito che aveva avuto contatti con i killer ha tentato di depistarli, parlando di una relazione clandestina con Bacci. Ovviamente non era realistico, visto che in una conversazione con l’imputato gli spiega come gli orari di uscita da casa della vittima fossero cambiati. «Non esce più alle 9 - scrive Sabrina Bacchio a Bacci - ma alle 8 hai capito?» .

Sono proprio i messaggi ad essere fondamentali in questa inchiesta che nel corso di 12 mesi di lavoro e di ascolto hanno permesso agli investigatori di portare dietro le sbarre tutto il gruppo di fuoco, compresa la moglie Elisabetta che avrebbe fatto da mandante.

I killer durante l’agguato avrebbero sparato con una pistola “vergine”. «Nella banca data in uso alle forze di polizia - ha spiegato il Ris - non risulta essere stata usata in altri fatti criminosi».

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