Esili, vestiti rigorosamente di nero, visi levigati, un eloquio raffinato da anni di studio maniacale. Avanzano insieme con la forza gentile della giovinezza. Potrebbero tranquillamente essere scambiati per i componenti di un complesso cameristico che esegue solo musica rinascimentale. Invece sono sei giovanissimi illusionisti. Si chiamano Andrea Rizzolini, Dario Adiletta, Francesco Della Bona, Niccolò Fontana, Filiberto Selvi e Piero Venesia. Sanno come far sparire le cose e indovinano una combinazione assurda di numeri che pensavi fluttuasse solo nella tua testa.
LA LAUREA
Dal 2 al 5 maggio potremo vederli all’opera al Teatro Olimpico, con Incanti, uno spettacolo che ha poco a che fare con l’immagine tradizionale della magia. «Non abbiamo la pretesa di esibire i nostri poteri magici, ci interessa dire qualcosa attraverso le nostre performance», spiega Andrea Rizzolini, campione italiano di mentalismo, una laurea in filosofia. «Ciascuno di noi ha una formazione specifica: chi viene dalla musica, chi dalla magia vera e propria, chi dal cinema: quello che ci unisce è il tentativo di raccontare delle storie. Insieme agli spettatori, vogliamo interrogarci sulla natura stessa dell’incanto: cosa ci stupisce e perché».
Autore e regista di Incanti, Rizzolini ha composto una partitura che non si limita a giustapporre i numeri in sequenza, ma che, al contrario, innesta i pezzi virtuosistici all’interno di un copione ricco di citazioni colte: La Tempesta di Shakespeare, Faust di Goethe, Il piacere dell’onestà di Pirandello e Zoo di vetro di Tennessee Williams sono i testi attorno ai quali il giovane mentalista ha lavorato, tenendo teso il filo del discorso: «Quale è il rapporto tra sogno e realtà? È la domanda più importante. Credo che un illusionista, come qualsiasi altro artista, sia qualcuno a cui domandare della nostra umanità, qualcuno a cui guardare in cerca di speranza».
I sei illusionisti (tutti under 30) si sono conosciuti partecipando ai vari concorsi internazionali di magia. «Mentre in Italia ancora resiste l’immagine del mago col cilindro che a un certo punto dello show taglia una donna in due, in altre parti del mondo il linguaggio magico è molto evoluto.
LA PARTITURA
La boy band si presenta, dunque, come un complesso di strumenti tutti diversi attraverso i quali creare scene emozionali che sappiano anche produrre senso. In Incanti, tutto è drammaturgia: attraverso la scomposizione e ricomposizione di dialoghi e monologhi teatrali alternati a momenti di alta spettacolarità, l’intera partitura diventa un testo da interpretare: «Il nostro è un linguaggio contemporaneo e trasversale» conclude Andrea Rizzolini. «Un linguaggio fluido ma anche complesso, fatto di sfumature, illusioni, apparenze indistinguibili dalla realtà».