Ajax, dalla semifinale di Champions all'ultimo posto in classifica: analisi di una crisi

I lancieri per la prima volta nella loro storia sono ultimi in Eredivisie

Ajax, dalla semifinale di Champions all'ultimo posto in classifica: analisi di una crisi
5 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Ottobre 2023, 14:53

Per chi pensava che lo 0-4 a domicilio rifilato dagli storici rivali del Feyenoord, e i successivi disordini con i tifosi dell'Ajax a sfondare il loro stesso stadio, fossero il punto più basso della storia recente dei lanceri, è bastato aspettare un mese. La sconfitta contro il Psv, maturata con un sonante 5-2 a Eindhoven, ha segnato una dolorosa prima volta l'Ajax: gli olandesi sono ultimi in Eredivisie. I lanceri non vincono in campionato da dieci partite e stanno faticando anche in Europa League, dove occupano l'ultimo posto del girone B, composto da Marsiglia, Brighton e Aek Atene. Il tecnico Maurice Steijn è stato rapidamente esonerato e sarà sostituito dall'ex Genoa John Van't Schip. Ma il necessario cambio di guida tecnica non è sufficiente a spiegare una crisi che arriva da lontano e si è drammaticamente manifestata nelle ultime due stagioni.

Gli olandesi sono sempre riusciti a dominare in patria e affermarsi in Europa grazie a un modello virtuoso e sostenibile, che puntava sulla valorizzazione dei giovani del vivaio e sfruttava le (onerose) cessioni estive per investire sul talento dentro e fuori dal campo.

L'Ajax ha sempre puntato sul progetto sportivo, prima ancora che sui singoli. Idee chiare sul mercato, il coraggio di sperimentare tatticamente e proporre un calcio divertente e vincente, insieme a una città che è sempre stata in simbiosi totale con la propria squadra. Ora però tra i canali di Amsterdam si respira un'aria pesante e cupa.

Bas Dost, paura in Olanda: malore in campo per l'attaccante. Partita interrotta, ora è cosciente

Il regno Overmars

Nel maggio del 2019 l'Ajax andò a un passo dalla finale di Champions League. Una doppietta di Lucas Moura, al termine di una delle partite più pazze della storia recente del calcio europeo, segnò la rimonta del Tottenham e l'eliminazione di una squadra composta, tra gli altri, da Onana, De Ligt, De Jong, Van de Beek e Ziyech. In estate ci fu il consueto esodo, con la maggior parte dei protagonisti che lasciò Amsterdam per volare nei più blasonati club europei a suon di milioni. Ma l'Ajax non finì con loro. Perché i lanceri si basavano in primis su un progetto sportivo e soprattutto identitario, ma che andava in controtendenza con la storia stessa del club.

Quando tornò per risollevare l'Ajax infatti, Johan Cruijff impostò un organo dirigente collegiale e democratico. Negli ultimi dieci anni, dal 2012 in poi, c'è stato un uomo solo al comando: Marc Overmars. Dal momento del suo insediamento come direttore tecnico, l'ex attaccante, 135 presenze e 36 gol con i lancieri, ha impostato un dominio totale e supremo su tutto il mondo Ajax. Ogni decisione, dentro e fuori dal campo, veniva presa dall'ex Arsenal, che ha creato così una dittatura illuminata mediata soltanto dalla figura di Edwin van der Sar, raccordo tra squadra e dirigenza. Le sue scelte sul mercato si sono rivelate azzeccate e il vivaio è stato rafforzato nelle strutture e nelle risorse per continuare a sfornare talenti.

Per questo, quando nel febbraio del 2022 scoppiò lo scandalo molestie, il mondo Ajax finì capovolto. Overmars, che negli anni aveva sviluppato - come ammesso da lui stesso - una sorta di delirio di onnipotenza, aveva molestato, con messaggi e foto indesiderate, praticamente tutte le dipendenti del club e le componenti della squadra femminile. Il licenziamento fu immediato e inevibile, e il suo regno, che contava anche cinque titoli nazionali, finì.

Un vuoto mai colmato

Il vuoto lasciato da Overmars non è mai stato colmato, e alla sua partenza si è aggiunta anche quella di Erik ten Hag direzione Old Trafford. Nel giro di due anni in dirigenza sono stati nominati prima Gerry Hamstra e Klaas Jan Huntelaar, ex leggenda del club passato anche per il Milan, e poi Sven Mislintat, in arrivo dallo Stoccarda. La confusione in seno al club si rispecchiava anche sul mercato: in tre anni di rivoluzioni estive soltanto Bergwijn e Brobbey hanno convinto. Lucca, Grillitsch, Conceicao si sono rivelati flop e si è sviluppata la tendenza a pescare giocatori dalle serie minori dei principali campionati europei piuttosto che puntare sui giovani del vivaio. Il risultato è stato un deludente terzo posto e la mancata qualificazione in Champions dopo 14 anni. Ma la linea di Mislintat non è cambiata.

Il rapporto con ambiente e squadra si è deteriorato, tanto che lo storico capitano Dusan Tadic ha deciso di lasciare Amsterdam in estate volare a Instanbul, sponda Fenerbahce, nonostante i due anni di contratto rimasti e la promessa di un posto come allenatore delle giovanili. Insomma, l'unica costante tra Overmars e Mislintat sono state le cessioni. Tra Timber, Alvarez e Kudus nelle casse degli olandesi sono entrati circa 120 milioni, soldi reinvestiti per acquistare giocatori da leghe inferiori, come la seconda serie tedesca, la Championship o il campionato croato. Scelte sbagliate, che sono costate il posto a Mislintat e hanno aperto ancora una volta il casting per raccogliere il testimone di Overmars, fantasma mai veramente superato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA