Frosinone, brucia l’impresa sfumata Di Francesco: «Più cinici»

Un fraseggio e un’ingenuità di troppo contro il Milan sono costati l’ennesima impresa sfumata contro una big `

Frosinone, brucia l’impresa sfumata Di Francesco: «Più cinici»
di Alessandro Biagi
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 07:27

Un fraseggio ed una ingenuità di troppo e la grande impresa sfuma. Il giorno dopo Frosinone-Milan, finita con i gli ospiti a festeggiare ed i canarini a recriminare sul un risultato nullo dopo l'ennesima buona prestazione contro una grande, rammarico e rabbia, già vista sul volto di Di Francesco durante la gara, la fanno da padrone. Un Frosinone che avrebbe meritato almeno un pari, come rivendicato da mister Di Francesco nel dopo gara e che, con un po di fortuna, di accortezza e lucidità in più, avrebbe potuto appuntarsi sul petto la medaglia di aver piegato una grande del nostro calcio. Cosa che invece non è riuscita, ma che prima o poi riuscirà, come avvenuto in Coppa Italia a Napoli. È finita come altre volte, con gli applausi ai canarini e la gloria agli altri. E tutto questo a causa di errori frutto di mancanza di malizia e di errori nella ripartenza dal basso. Oramai gli indizi sono tanti per non assurgere al ruolo di prova.

IL DILEMMA

È evidente che contro squadre forti ed attrezzate come Milan o Juventus, che con i cambi possono stravolgere la partita come avvenuto sabato, giocare a viso aperto e sfidarle nel fraseggio stretto partendo dalla propria area, quando si è in vantaggio a venti minuti dalla fine comincia ad essere rischioso. È la solita contrapposizione tra "utilitaristi" e "giochisti", o il dilemma del reiterato ricorso alla costruzione dal basso, che qualcuno ha ribattezzato anche "distruzione dal basso", che spacca il mondo del calcio. Di Francesco la spiega così: «Visto come abbiamo preso i due gol? Se si butta la palla, poi la riprendono gli altri e fanno gol».
Le ultime due reti rossonere sono arrivate sugli sviluppi diretti di un calcio d'angolo e, quella decisiva, da un tentativo del Frosinone di uscire dalla propria tre quarti palla al piede, infrantisi sulla pressione degli avversari, che in quel momento giocavano praticamente con quattro punte per cercare la vittoria: «Anche loro hanno fatto degli errori tecnici, ma noi non siamo stati bravi ad approfittarne appieno» precisa il mister canarino, evocando poi il brutto ricordo della partita di Cagliari, quando dallo 0-3 il Frosinone subì la rimonta fino al 4-3 finale: «Lì abbiamo smesso di giocare ed abbiamo preso gol. Non abbiamo la possibilità di gestire la partita, non siamo una squadra che porta tanti giocatori dentro l'area avversaria per caratteristiche ed esperienza oltreché per struttura. Se avessi la certezza di portare a casa il risultato mettendo dieci uomini vicino alla nostra area, io lo farei. Ma non è così».

PIÙ MALIZIA

Il Dna di questo Frosinone Di Francesco lo conosce meglio di tutti e lo interpreta (viene da dire, giustamente), attraverso la conoscenza che lui ha dei giocatori.
Questo Frosinone, con il suo cuore ed il suo coraggio e con l'apporto dell'encomiabile tifo casalingo, facendo i debiti scongiuri, ha tutte le credenziali per arrivare ad una salvezza anche anticipata. Lo farà cercando di far fronte, anche alle differenze di tasso tecnico che ci sono con le grandi squadre. Ma oltre al cuore ed al coraggio, dovrà metterci anche quel po di malizia ed utilitarismo che è difficile inculcare ad una squadra giovane, ma comunque necessario per portare a casa punti pesanti e con essi anche gli applausi. Il dato tecnico che emerge da Frosinone-Milan è anche questo. E domenica c'è un'altra big ferita, la Fiorentina. 

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