"Tales of Italian Fashion", per la prima volta la moda italiana conquista il Bahrein con una mostra

Il percorso espositivo, ideato e curato da Stefano Dominella, celebra il made in Italy e continua il suo tour all'estero nella capitale Manama sotto l'egida di Paola Amadei, ambasciatrice italiana nel Regno bahreinita. Da Valentino Garavani a Giorgio Armani, negli spazi del “Memory of the Place - Bin Matar House”, gli abiti iconici della Dolce Vita si alternano alle creazioni dei designer che hanno scritto la storia dello stile

Mostra "L'Italia è di moda", Bahrein_credits Courtesy of Press Office
di Gustavo Marco Cipolla
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Sabato 30 Settembre 2023, 11:18

C’è la giacca black and white firmata da “Re” Giorgio Armani, ci sono l’intramontabile abito rosso dell’ “Ultimo Imperatore” Valentino Garavani e quello stampato, non meno celebre, pensato da Emilio Pucci e diventato un’icona. Poi, le maglie metalliche e i tessuti all-over printed del mito Gianni Versace, le architetture materiche dell’indimenticato Gianfranco Ferrè e l’eleganza total blue di Renato Balestra. Il fascino del made in Italy vola in Bahrein grazie al percorso espositivo “L’Italia è di moda- Tales of Italian Fashion”, ideato e curato da Stefano Dominella che, con il suo progetto, continua il tour all’estero. Negli spazi museali del “Memory of the Place - Bin Matar House”, e sotto l’egida dell’ambasciatrice italiana a Manama, Paola Amadei, in mostra per la prima volta nella capitale bahreinita anche la colorata maglieria di Missoni, l’estro irriverente dello stilista Guillermo Mariotto, i giochi ottici e paisley di Etro.

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L’omaggio couture alle star della Hollywood sul Tevere

Non manca l’omaggio alla Hollywood sul Tevere: dall’archivio storico di Gattinoni brillano le mise in georgette e raso duchesse indossate dalle stelle del cinema Lana Turner e Kim Novak, spiccano il look stile impero di Audrey Hepburn, scelto per la pellicola “Guerra e pace” diretta dal regista King Vidor nel 1956, e il long dress della diva Anita Ekberg protagonista nel 1960 del film “La dolce vita” di Federico Fellini. «La globalizzazione è un fenomeno che ha rivoluzionato il panorama economico e commerciale, l'industria del fashion non può restare indifferente a questa trasformazione. È imperativo spingersi oltre i confini nazionali e sfruttare le opportunità che i mercati offrono. In questo contesto, il Bahrein rappresenta una tappa cruciale nella nostra strategia di internazionalizzazione. L'assetto culturale locale, ricco di storia, offre un terreno fertile per accogliere l'artigianalità. La maestria sartoriale nostrana è intrisa di una profonda connessione con l'attenzione al dettaglio e al bello e ben fatto, valori che risuonano con una clientela sofisticata e attenta alla qualità come quella del Medio Oriente. Dobbiamo, però, essere consapevoli delle sfide che l’espansione comporta», spiega Dominella che, presidente onorario della maison di via Toscana fondata da madame Fernanda Gattinoni, guida la sezione Abbigliamento e Design di Unindustria Lazio.

 

In mostra abiti ecosostenibili fra tradizione e innovazione

Dalla pacatezza degli anni ’50 alla ribellione anticonformista dei “Fabulous Sixties” e dei ‘70, fino al boom dei “giovani in carriera” degli ‘80, il saper fare tipicamente italico ha sempre dettato le regole stilistiche in un vortice di tradizione e innovazione, business ed economia. L’esposizione, che gode del patrocinio della Shaikha Mai bint Mohammed Al Khalifa, fondatrice del centro per la cultura e la ricerca “Shaikh Ebrahim bin Mohammed Al Khalifa”, e del supporto della Gulf Air, si dipana nelle sale del museo attraverso creazioni inedite, provenienti da importanti archivi e collezioni contemporanee che strizzano l’occhio alla tecnologia, senza dimenticare i capi green ed ecosostenibili che, realizzati tramite il recupero di materiali di scarto, la tecnica dell’upcycling e il riciclo, rispettano l’ambiente.  

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L’importanza dell’export nel processo di internazionalizzazione

L’esportazione costituisce per lo Stivale un grande fattore di resilienza, quindi necessario, e l’area MENA, che comprende il Nord Africa e il bacino mediorientale, è ormai un polo attrattivo per il commercio globale con una cospicua presenza sul territorio.

Il Bel Paese è al primo posto per l’export di macchinari e al secondo per gli altri comparti del made in italy, tra cui proprio il settore dei vestiti e degli accessori. Il Bahrein, che gode di un’ottima posizione geografica, è inoltre tra i primi stati del "Consiglio di cooperazione del Golfo" ad aver condotto lo sviluppo verso un processo di industrializzazione e modernizzazione, distinguendosi per un approccio favorevole al libero scambio con l’Ue e non solo. Nel 2021, in base ai dati diffusi dal Ministero degli Affari Esteri, l’Italia è stata la prima nazione europea per valore di esportazioni nel Regno bahreinita e la nona a livello mondiale, con una quota pari al 3,6 per cento.

Il made in Italy veste il mondo intero

«Dalla comprensione delle dinamiche territoriali alla gestione delle esigenze logistiche e distributive, dobbiamo essere pronti a investire tempo ed energie per costruire una relazione solida e duratura. Un aspetto fondamentale è la collaborazione. Bisogna lavorare a stretto contatto con i partner, condividendo conoscenze e risorse per garantire una transizione fluida. In questo modo, potremo non solo offrire ai consumatori prodotti eccellenti ma contribuire alla crescita del sistema industriale e manifatturiero in loco, promuovendo quei principi di sostenibilità e responsabilità sociale che sono fondamentali per le generazioni future e i giovani talenti», conclude il curatore. Era il 12 febbraio del 1951 quando, a Firenze, l’imprenditore Giovanni Battista Giorgini, detto "Bista", organizzò il mitico défilé che avrebbe cambiato per sempre le sorti della moda italiana destinata, 72 anni dopo, a vestire il mondo intero.

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