Un Rossi dalle mille vite, una Rossa da podio perpetuo

Un Rossi dalle mille vite, una Rossa da podio perpetuo
di Flavio Atzori
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Martedì 28 Marzo 2017, 10:44
Il sorriso è quello di chi ha spazzato via dubbi e incertezze. Nella notte del Qatar che celebra definitivamente il talento di Maverick Vinales, Valentino Rossi risorge come un'araba fenice. Dato per finito, vecchio, prossimo alla pensione dopo un inverno pieno di problemi, il Dottore ha risposto alla sua maniera in pista, quando il cronometro e le posizioni sotto la bandiera a scacchi contano più delle illazioni. E' evidente che qualche perplessità il suo inverno l'aveva sollevata; d'altra parte, la carta d'identità parla chiaro con le sue 38 primavere. Mesi interi passati a cercare un equilibro con la sua Yamaha M1 senza una soluzione vera e propria. Arrancava il pilota di Tavullia, incapace di trovare il giusto feeling con il nuovo pneumatico anteriore Michelin, più morbido in termini di costruzione, meno stabile. Per uno che amava le Bridgestone di pietra, un bel problema.
CAPARBIO E TENACE
La forza di Rossi però sta anche nella caparbietà, nella tenacia, sua e del suo team. Ha provato quattro assetti, è partito al buio - con un quinto: un azzardo. Una volta spente le cinque luci rosse però ha lottato, tenuto il ritmo dei primissimi, si è messo dietro un Marquez in crisi con la Honda e ha conquistato un podio che vale ben più di quei 16 punti in classifica. E' un terzo posto che sottolinea che quel 38enne in crisi è ancora in grado di tirar fuori il coniglio dal cilindro, che la strada per il giusto affiatamento con la propria moto ha imboccato il sentiero giusto.
ANDREA DIVERSO
E' un'Italia che sorride, anche con Ducati, e il merito è tutto di Dovizioso. Silenzioso, schivo, meticoloso, non è mai stato personaggio Andrea, e mai lo è voluto essere. Chi lo vede da vicino parla di un Dovizioso diverso, più cosciente della sua velocità, con una luce diversa negli occhi da quella vittoria conquistata lo scorso anno in Malesia scaccia-fantasmi. A Losail per la terza volta consecutiva ha chiuso secondo, correndo con tenacia, grinta, con forza, con le unghie e con i denti. Ecco, così va guidata la Desmosedici.
I PROBLEMI DI JORGE
Lo sa bene Andrea, al contrario di un Lorenzo, undicesimo sul traguardo, ancora alla ricerca del giusto affiatamento con la Rossa. Ne è cosciente Jorge, il cui punto di forza è sempre stata la velocità in percorrenza di curva. La Rossa bolognese è diversa per filosofia. Serve staccare con forza, far lavorare bene l'anteriore in inserimento e poi girarla di gas. Non è un caso che lo spagnolo fosse velocissimo negli ultimi settori della pista, con curve larghe di percorrenza, mentre i problemi erano tutti concentrati nei tornanti stretti. L'errore poi al quarto giro, quando è arrivato lungo in staccata, ha compromesso del tutto una corsa già complicata. Serve ancora tempo e pazienza. La Desmosedici ha un animo latino che non tutti sono riusciti a capire negli anni passati, a partire proprio da quel Valentino Rossi risorto con la sua Yamaha M1 nella notte del Qatar.