Caos rugby, verso l'accordo sui premi per il Mondiale: sì al merito voluto dalla Fir, ma più diritti per i giocatori

Caos rugby, verso l'accordo sui premi per il Mondiale: sì al merito voluto dalla Fir, ma più diritti per i giocatori
di Paolo Ricci Bitti
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Martedì 16 Giugno 2015, 23:47 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 01:58
Sì ai premi basati sul merito alla Coppa del Mondo a settembre in Inghilterra, ma in cambio di maggiori garanzie su coperture assicurative, diritti di immagine, contratti e passaggi dai club di Eccellenza (la serie A, insomma) alle franchigie (le squadre che partecipano solo alle coppe europee). Tirarsi su dalla voragine dove si era spinto da solo è faticosissimo, ma il rugby italico ci prova pur con la consapevolezza che la felice diversità di questo mondo resterà macchiata di questa storiaccia dei premi che lunedì ha fatto saltare l'inizio del raduno pre-coppa del mondo a Villa Bassa, in Alto Adige.

Una figuraccia in mondovisione, nel senso che proprio in questi giorni è in corso proprio in Italia il mondiale Under 20. Per non dire dei titoli, stupiti più che scandalizzati, dei media stranieri.

Una figuraccia, soprattutto, più che evitabile, anzi, ancora più evitabile alla luce del pre-accordo che è stato raggiunto la sera di martedì dopo oltre tre di incontro a Calvisano a cui hanno preso parte tutti gli azzurri convocati a eccezione del capitano Sergio Parisse e del pilone Martin Castrogiovanni, esentati dai primi giorni di ritiro per la partecipazione delle loro squadre alle fasi finali del campionato francese poi vinto dallo Stade di Parisse. Trattative affidate a Matteo Barbini, del Gira, il "sindacato" dei giocatori.

Ricapitolando, in attesa della formalizzazione dell'accordo che dovrebbe avvenire in questi giorni per dare modo al ritiro di ripartire domenica prossima sembre a Villabassa, i giocatori hanno accettato la rivoluzione voluta dal presidente Gavazzi: più soldi solo se vinci. Ma al tempo stesso hanno ottenuto - è non è poco - più diritti per la loro carriera di professionisti, perché poi alla fine sono loro, in campo, a metterci la faccia e anche clavicole, tibie e cicatrici lunghe come le cerniere delle mute da sub.

In soldoni (o soldini, fate voi), partecipando ai tre test match premondiali in agosto e ai mondiali gli azzurri guadagneranno (cifre lorde) 5mila euro per la semplice partecipazione e altri 16 mila euro (8+8) solo se batteranno, come da pronostico, Canada e Romania (e se perdono il criterio meritocratico ne uscirà magnificamente).

Poi sono previsti 12mila euro per la vittoria sulla Francia e 16mila per l'Irlanda, ma qui siamo, al momento, molto lontani dal mondo reale.
Basterebbe vincerne una, di queste due, per passare ai quarti di finale, ma non solo questa impresa non è mai riuscita in sette mondiali ma in più nell'ultimo Sei Nazioni Francia e Irlanda ce le hanno suonate di brutto. Di brutto.

Fatto salvo il principio del merito (sottoscritto anche dal presidente del Coni, Malagò) gli azzurri incasseranno insomma, euro più euro meno, quanto previsto prima di questo triste braccio di ferro, quando valeva più la partecipazione che il risultato.

Ovvero, visto l'epilogo ragionevole e persino incoraggiante per il futuro, Fir e giocatori non avrebbero potuto accordarsi prima del ritiro? Prima di fare questa figuraccia? Come se fossero pochi coloro che rosicano per la popolarità di una nazionale che pure perde quasi sempre. Gli azzurri piacevano per l'impegno, il coraggio, lo spirito con cui affrontano avversari quasi sempre molto più forti. E hanno riempito prima il Flaminio e poi l'Olimpico di gente in festa grazie appunto a valori non monetizzabili e per questo così preziosi. Senza contare le migliaia di bambini e bambine che in questi ultimi anni hanno invaso i campi di minirugby.

E ciò era ed è ben noto alla Fir e ai giocatori che invece hanno preferito perdere la faccia davanti a tutti prima di usare un po' di buon senso, quello che anima ad esempio il terzo tempo, usanza caratteristica di un certo sport di cui adesso, chissà perché, non ricordiamo il nome.
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