Rugby, Sei Nazioni: le regole secondo Maria Beatrice Benvenuti, il più giovane arbitro internazionale e nuovo volto di DMax

Rugby, Sei Nazioni: le regole secondo Maria Beatrice Benvenuti, il più giovane arbitro internazionale e nuovo volto di DMax
di Paolo Ricci Bitti
4 Minuti di Lettura
Sabato 7 Febbraio 2015, 06:02 - Ultimo aggiornamento: 12:43

«Sì, le regole possono non essere sempre di facile comprensione per chi si avvicina al rugby da spettatore, ma quello che è più importante per un arbitro è riuscire a trasmettere lo spirito con cui quelle norme sono state studiate e ciò che vogliono raggiungere».

LAZIO RUGBY 1927

Acqua Acetosa, campo numero 2, la pioggia gelida concede una tregua: l'arbitro Maria Beatrice Benvenuti, 21 anni, romana, il più giovane arbitro internazionale di sempre, maschi compresi, prende in consegna i giocatori della Lazio 1927 dall'allenatore Alfredo De Angelis. E' l'ora di pranzo di venerdì, ultimo allenamento prima del match con il Viadana, campionato di Eccellenza, A. Ora di pranzo perché la quasi totalità dei giocatori lavora o studia e quindi - subito - un grazie a loro e allo staff per questo didascalico extratime sul campo.

CARRIERA FOLGORANTE

Allora, perché il rugby può essere disorientante?

«Fasi come la mischia, i raggruppamenti e le touche sono caratteristiche solo del rugby e, apparentemente, caotiche anche se sappiamo quanta tecnica e disciplina di squadra vengono utilizzate in una mischia», risponde la Benvenuti, carriera folgorante tra le ottanta arbitri italiane: è stata convocata, la più giovane, per i mondiali a 15 in Francia la scorsa estate e dirige stabilmente le World series femminili a sette. È l'unica italiana, sempre maschi compresi, a poter puntare alle Olimpiadi in Brasile nel 2016 quando il rugby (a 7) tornerà a far parte dei Giochi, tecnicamente irraggiungibili per azzurri e azzurre.

CRIMINE GRAVISSIMO

«Prendiamo il ”tenuto”, ovvero quando il giocatore placcato va a terra e non rende immediatamente libero il pallone trattenendolo fra le braccia.

Non fa male a nessuno, non è un'azione pericolosa, ma in realtà quel giocatore commette un “crimine” gravissimo. Impedisce all'avversario di lottare per impadronirsi dell'ovale, così fermando o rallentando l'azione: ovvero “uccide” il gioco. Un'azione totalmente contraria allo spirito del rugby che chiede invece di ”far vivere” l'azione anche se questo comporta la perdita del possesso. Logico che questo fallo venga punito severamente (vedi a lato)»

Maria Bea, tre lingue, studentessa di Scienze Motorie, brillante maturità classica al ”Giulio Cesare”, riesce da sempre a rendere facili le cose difficili al punto da convincere a prima vista DMax, la rete televisiva che dall'anno scorso ha l'esclusiva del Sei Nazioni. Serviva qualcuno da affiancare a veterani come Griffen, Rubio, Piervincenzi, Munari e Raimondi per coinvolgere soprattutto chi, grazie alle dirette in chiaro, scopre il grande rugby del Torneo. È bastato un provino e la Benvenuti, a digiuno di qualsiasi esperienza in tv, è stata ingaggiata.

«NON TE NE PERDONANO UNA»

«Sarà una bella emozione, anche se devo dire che i “ragazzi” del team mi hanno accolto meravigliosamente. E' che mi capiterà la stessa cosa già vissuta quando ho iniziato ad arbitrare, in particolare i match maschili. Per il fatto di essere una donna non te ne perdonano una, anche se per fortuna il codice di comportamento nel rugby tende al massimo rispetto dell'arbitro. So bene che gli “esperti” amano talmente questo gioco da non ammettere incertezze e cercherò di non deluderli con i miei interventi dallo studio».

DISCRIMINAZIONE DI GENERE

All'estero la discriminazione di genere non riguardo tanto il sesso quanto la nazionalità. «Già, non fanno una piega nemmeno in Medio Oriente quando vedono un match diretto da una donna, ma, in particolare nei paesi con una grande tradizione ovale, il fatto che tu provenga dall'Italia, una nazione relativamente da poco nel rugby che conta, conserva un certo peso.

MERITO PREMIATO

Per fortuna devo dire che ogni volta che esco dai confini nazionali (match del Sei Nazioni femminile e World series in Canada i prossimi appuntamenti) questa sensazione va diminuendo. In realtà, all'estero, viene davvero premiato il merito e se arbitri bene sei sicura di progredire verso il vertice della categoria. Non mi nascondo dietro un dito e, ripeto, continuo a lavorare per qualificarmi per i Giochi olimpici».

Come spiegherà che cosa avviene nell'inferno della “prima linea”, quando “crollano” a ripetizione “pack” pesanti quasi una tonnellata ciascuno, composti come sono da 8 colossi?

«Farò vedere che c'è sempre almeno un pilone che, aiutato dai movimenti degli altri 7 compagni, fa il furbo “entrando” storto all'ingaggio della mischia oppure ostacolando con il braccio l'avversario diretto. Se fate attenzione, dopo un po' non è difficile capirlo».