Rugby, bus intrappolato nel fango in Argentina, maximischia collettiva delle squadre rivali per liberarlo

Foto Gustavo Mendez
di Paolo Ricci Bitti
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Giovedì 16 Giugno 2016, 01:34 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 14:09

In realtà - nel mondo del rugby - questa non pare nemmeno una notizia: fango, sudore, mischie, alleanze nel terzo tempo. Dov'è la novità? Il cane che morde l'uomo, insomma.

Ma a vedere il video e le foto di Gustavo Mendez scatta quella forza misteriosa non ancora spiegata dalla Fisica che ogni volta, a ogni età, ti spinge irresistibilmente a passare una palla ovale anche se ci si trova in ufficio o ad accettare una birra fresca al termine dell'allenamento. A ogni modo, allora, ci troviamo alla periferia di Buenos Aires e hanno da poco smesso di dare battaglia, su uno di quei bei campi di una volta che sono poco meno di una risaia, le under 16 di due club arcirivali: il Club Atletico Defensores de Glew (sud della capitale) e il San Miguel Rugby e Hockey Club (nord della città). Ogni derby è una guerra, questione di estrazione sociale, di appartenenza.

I ragazzini sono felici (sì, anche quelli che hanno perso) ma stremati: sanno che sotto le docce di acqua appena tiepida e dalla modesta gittata dovranno lottare almeno quanto hanno fatto per 80 minuti in campo per cartavetrare via dalla pelle tutto quel fango. Ne resta sempre un po' dietro e dentro le orecchie, dietro le ginocchia, sotto le unghie, fra i capelli. Una faticaccia. Ed è in questo momento che suona l'allarme: uno dei bus delle comitive è finito in pieno nelle sabbie mobili in cui si sono trasformate le carrareccie nei pressi dello "stadio" dopo le piogge torrenziali dell'autunno australe.
 
I quindicenni del Defensores e del San Miguel (difficili riconoscerli perché le maglie sono impregnate di terra) non ci pensano un istante: si mischiano per fare una mischia collettiva, a squadre unite. Sulle prime i piloni, le seconde linee fanno i "grossi": «Bastiamo noi» dicono altezzosi ai trequarti fra i quali c'è sempre quell'ala che riesce sempre - un miracolo - a non infangarsi. Poi però quel torpedone pesa un accidenti e inoltre le ruotone sono per metà affondate nella mota. E allora tutti di nuovo schierati, ammucchiati dietro al bus a spingere mentre l'autista pigia sull'acceleratore. Manca solo l'arbitro, ma che ingaggio, che pressione, che maximaul avanzante.
Un uragano di fango schizza dalle gomme, finisce sui visi dei ragazzini che adesso sono davvero irriconoscibili: l'autobus sembra condannato, ma poi, centimetro dopo centimetro, i trenta e passa ragazzini riescono a spingerlo fuori dalla trappola. E si alza un urlo di vittoria. 
Fango, fatica, spinta testa bassa e alleanza nel terzo tempo: rugby, in una sola parola. 
 

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