Rugby, a Santa Fé l'Italia di O'Shea tiene testa all'Argentina: 30-24, il nuovo ct: «Ho visto grande carattere»

Carlo Canna
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 11 Giugno 2016, 21:43 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 13:24
Non male la prima italia di Conor O'Shea. A Santa Fè, nello stadio Colon pieno zeppo di 30mila spettatori a picco sul prato, gli azzurri hanno perso 30-24 dall'Argentina che secondo i bookmaker doveva imporsi con almeno 18 punti di vantaggio. La vittoria degli azzurri - tanto per ricordarlo - era data 7 a 1. Invece Gori e compagni sotto il sole dell'autunno australe hanno chiuso il match con in mano la palla che poteva dare loro il successo dopo essere andati al the sotto solo di un punto: 17-16. E hanno pareggiato il conto delle mete: 2-2. L'Argentina, per chi non lo ricordasse, è la quinta squadra nel ranking mondiale abituata a ogni stagione a incrociare i pugni con Sud Africa, Nuova Zelanda e Australia nel Four Nations, mentre l'Italia langue al 14° posto: un divario che a Santa Fé non si è per nulla riscontrato. Per lunghi tratti gli azzurri sono stati entusiasmanti come non si vedeva da due stagioni.

Nella ripresa si è di fatti ripartiti da zero e anzi Canna, dopo un'arrambante corsa di Odiete, ha portato subito in avanti, per la prima volta, l'Italia di nuovo dalla piazzola: 17 a 19 e un gran momento per gli azzurri che hanno finalmente tenuto in campo con autorevolezza grazie a una ritrovatissima mischia chiusa e a un'ottima touche. "Non capita spesso di vedere i Pumas cedere una mischia chiusa" hanno detto gli stessi commentatori alla tv già al primo ingaggio, quando Lovotti, Gega e Cittadini hanno surclassato pellacce quali Botta, Creevy e Chaparro.

Con queste due piattaforme stabili il neocapitano Gori e l'apertura Canna hanno potuto orchestrare con parecchie munizioni anche di recupero perché se c'è qualcuno che va issato per primo sugli scudi è Favaro, placcatore mostruoso che grazie alla stagione a Glasgow è persino migliorato nel raggio di manovra. Sanchez deve ancora capire da dove è arrivato quel Frecciarossa che l'ha appiattito sull'erba.

La mano di O'Shea, considerato che ha avuto appena un paio di settimane per stringere i bulloni nel gruppo azzurro, si è vista in particolare nel secondo tempo: questione di carattere. Non che sia stato infuso nelle teste dei giocatori dal nuovo ct, ma di sicuro O'Shea ha contribuito a recuperarlo nell'anima dei giocatori dopo la cupa stagione azzurra nel Sei Nazioni. 
Esempio? A un quarto d'ora dalla fine, sul 30-24, l'Argentina ha avuto a disposizione una touche (penal touche) e una mischia a ridosso della linea di meta azzurra. Roba che tremano anche gli All Blacks: invece i pumas non sono passati nonostante abbiano concatenato fasi su fasi e furibonde cariche a testa bassa. Per non aprire varchi nelle barricate, in questi frangenti, serve una squadra compatta come un cubo di cemento. E nel ribaltamento di fronte, metro dopo metro, l'Italia ha avuto lei la carta della vittoria in mano. Ma questa la volta la (penal)touche non è riuscita come al 67', quando Favaro ha raccolto il premio per tanto lavoro ai fianchi degli argentini.

Non ha risparmiato placcaggi anche il debuttante centro genovese Castello, mentre Campagnaro si è confermato la scintilla che accende il carburante ogni volta che ha il pallone in mano. Il regista Canna ne ha infilati 5 su 6, un paio anche difficili e gli si possono rimprovare giusto un eccesso di calcetti a seguire su i quali i compagni non arrivavano in tempo. Sopraffina la meta di Leonardo Sarto dopo la fuga di Favaro, il pallone preso in tuffo da Gori e l'assist funambolico di Campagnaro all'ala azzurra che ha bruciato infine gli avversari.

Che cosa allora non è andato in questa Italia? Che cosa le ha impedito di vincere contro ogni pronostico? Troppi palloni persi, troppe punizioni incassate per non avere saputo gestire la palla soprattutto andando a contatto: con i Pumas ogni errore di questo tipo si paga perché poi Sanchez monetizza dalla piazzola da ogni parte del campo, anche se ieri Canna è stato più preciso di lui. E poi c'è l'efficacia: gli argentini hanno di frequente aperto voragini e per riacciuffarli gli azzurri sono stati costretti a usare un sacco di energie: magnifico un salvataggio in extremis di Canna su Montero. O'Shea lo sapeva già, ma ha a Santa Fé ha visto con i suoi occhi che il possesso di palla per gli azzurri a volte resta ancora penalizzante e su questo dovrà sudare un bel po'. 

Ad ogni modo è un'Italia che va promossa anche senza dare peso alle assenze di rango che pure sempre in tv sono state sottolineate: Parisse, per cominciare, poi Ghiraldini, Biagi, Morisi. Oltre a Castello, fra l'altro, ha esordito il pilone Panico, mentre Fabian e Ceccarelli, Gega, Lovotti e Steyn hanno aggiunto un cap al loro ancora esile cv azzurro. L'Argentina, al contrario, era in pratica al completo. Positiva, in particolare, la voglia di giocare con numerose soluzioni e la tenuta fisica fino alla fine del match degli italiani. Se si gioca così contro Stati Uniti e Canada, nelle prossime tappe del tour, il primo souvenir dalle Americhe dell'Italia griffata O'Shea sarà di ottima caratura.

IL DOPO PARTITA
 “Diventeremo una squadra vincente, sono molto orgoglioso di quello che i ragazzi hanno fatto vedere questa sera” ha detto il neo ct dell’Italia, Conor O’Shea

“Ho visto un gruppo che ha lottato per ottanta minuti, con lo spirito giusto. Penso alla capacità di reagire dimostrata nei momenti difficili, alla reazione mostrata da una prima linea giovane (Panico-Fabiani-Ceccarelli ndr) sull’ultima mischia ad introduzione argentina, con una grande volontà di provare a vincere sino all’ultimo istante. Quegli ultimi istanti dicono molto su dove questa squadra vuole andare e devono diventare il primo passo di avvicinamento alla partita di sabato prossimo contro gli Stati Uniti” ha aggiunto il ct.

Sulla stessa lunghezza d’onda Edoardo Gori, oggi alla sua prima volta da capitano dell’Italia: “C’è rammarico per il risultato finale, ma abbiamo lottato per ottanta minuti contro l’Argentina e mostrato lo spirito che vogliamo avere, la strada che vogliamo percorrere. Stiamo lavorando per costruire un grande gruppo, oggi è stato solo il primo passo: sappiamo di dover lavorare moltissimo, a cominciare dalla partita di sabato contro gli USA che vogliamo vincere ad ogni costo. Congratulazioni all’Argentina, ha confermato di essere una grande squadra”.

Simone Favaro, flanker azzurro: “Non possiamo essere felici, una sconfitta è una sconfitta. Ma abbiamo visto alcuni volti nuovi e soprattutto mostrato un’attitudine che dovrà essere alla base del gioco che vogliamo costruire nei prossimi quattro anni. Ognuno di noi deve essere il leader di sé stesso, lavorare per essere migliore. Adesso pensiamo a battere gli Stati Uniti”.

 

GLI ALTRI TEST MATCH
Applausi all'Irlanda che per la prima volta ha vinto in Sud Africa (20-26) con il nuovo ct Allister Coetzee che faticherà ad arginare le critiche anche perché gli Sprinboks hanno giocato trequarti del matrch in superiorità numerica. Magnifica l'Inghilterra che con Eddie Jones al timone non perde più: a cadere in casa è stata l'Australia 28-39 mentre è più sofferto del punteggio e del previsto il successo interno degli All Blacks contro il Galles: 39-21. 

Argentina-Italia
Marcatori. Argentina: 2 m. 24' Montero 59' Moroni; 6 c.p. 3' 20' 31' 36' 57' 64', 1 tr. Sanchez. Italia: 2 m. 32' Sarto 67'; 4. c.p. 14' 28' 39' 41', 1 tr. Canna

Argentina: Tuculet; Cordero (73' Moyano), Moroni, Hernandez (59' De La Fuente), Montero; Sanchez, Landajo (59' Cubelli); Isa, Lezana (65' Leguizamon), Matera; Alemanno (58' Ortega Desio), Petti; Chaparro (55' Pieretto), Creevy (c) (65' Montoya), Garcia Botta. All. Hourcade
Italia: McLean, Sarto, Campagnaro, Castello, Odiete (63' Venditti) - Canna (69'  Allan), Gori (c)- Van Schalkwyk, Favaro, Steyn (10' Barbieri) - Fuser, Geldenhuys (51' Bernabò) - Cittadini (54' Ceccarelli), Gega (63' Fabiani), Lovotti (72'  Panico). All. O'Shea

Arbitro: Stuart Berry (Saru)
Cartellini: al 28' giallo a Petti (Argentina)
Calciatori: Sanchez (Argentina) 7/9; Canna (Italia) 5/6
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