Rugby World Cup, Pumas feroci e magnifici, All Blacks alle corde per un'ora: a Wembley un match da fine del mondo

Rugby World Cup, Pumas feroci e magnifici, All Blacks alle corde per un'ora: a Wembley un match da fine del mondo
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 21 Settembre 2015, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 02:23
dal nostro inviato
LONDRA Stizzito e stupito e pure fischiato dal pubblico, Richie McCaw, il capitano più capitano di sempre nella storia del rugby (143 caps), è uscito dal campo dopo essersi visto sventolare sotto il naso il cartellino giallo dall'arbitro inglese Barnes. E poco dopo a essere cacciato è toccato pure a un altro totem degli All Blacks, il trequarti centro Conrad Smith che non troverebbe alcun avvocato (come lui, pure cassazionista) pronto a difenderlo per il meschino fallo intenzionale che ha negato all'Argentina una meta al termine di un'azione di tre minuti subito entrata tra le leggende del rugby.
Nuova Zelanda-Argentina, rugby da fine del mondo. Rugby di nuovo pieno di magnifici dubbi, come quelli che si sono trasformati in miracolose e inedite certezze con la vittoria del Giappone sul Sud Africa. Da sabato, e parecchio anche da ieri, le granitiche gerarchie che ingessano l'allargamento dei confini del vecchio regno di Ovalia non sono più scolpite solo nel marmo.

Che partita nello stadione che a stare in tribuna sembra di stare in campo grazie anche all'estro dell' architetto Alessandro Moscardi, ex capitano dell'Italrugby di inizio millennio. E che ha accolto sotto l'arco stagliato nel cielo blu 80.019 fedeli, nuovo record per la Coppa del Mondo.

Per un'ora lunga come un giorno senza pane il mondo si era di nuovo capovolto a Wembley così come sabato a Brighton. I Pumas hanno aggredito con feroce lucidità gli All Blacks che pure si erano portati sul 9 a zero con tre piazzati di Carter, azzimato nell'orchestrare il gioco rapido ma non efficace come solito anche per l'accuratezza della difesa argentina.
Poi il match è finito interamente tra gli artigli dei Pumas che hanno annichilito gli All Blacks come capita assai raramente di vedere, soprattutto se dall'altra parte del campo non vi sono potenze australi.

Neozelandesi così in affanno che il capitano McCaw è stato cacciato per 10 minuti per uno sgambetto, un abominio per uno della sua sua stirpe tanto che il pubblico l'ha coperto di fischi. E poi è stato Conrad Smith a commettere un fallo su gioco a terra a pochi metri dalla sua linea di meta: era restato ultimo fantaccino a difendere la trincea dopo che tutti i suoi compagni avevano capitolato travolti da una carica dell'Argentina durata quasi tre minuti. Una sinfonia iniziata dai propri 22 che ha visto i Pumas risalire il campo giocando sempre alla mano, metro dopo metro, penetrazione dopo penatrazione, "buco" dopo "buco" coprendo tutta la larghezza del campo da sinistra a destra e viceversa.
Un capolavoro di forza, alta strategia e poesia che alla fine ha costretto l'avvocato trequarti a commettere un fallo con disperato cinismo per non subire una marcatura pesante. La palla, in quell'azione da antologia, è restata viva tra le mani degli argentini dal 35' al 37' con il primo tempo che si è così chiuso sul 12-13.
Insomma, Pumas davanti agli All Blacks che anche in avvio di ripresa hanno subito ancora finendo sotto 12-16 per penalty di Sanchez.
Wembley a quel punto era stregato: un terzo degli spettatori era per gli All Blacks, ma il resto ululava in sostegno degli argentini sperando che si ripetesse una nuova epifania di una grande, la più grande, potenza del rugby.
Invece una micidiale prestanza fisica e una panchina costituita da assi come Sonny Bill Williams e Faumini hanno iniziato a imporsi sui Pumas che iniziavano a perdere energia dopo un'ora di gioco ad altissima intensità. Il mediano di mischia Aaron Smith, piccino in mezzo agli omoni in total black, scarpe comprese, ha trovato un varco per il sorpasso: 19-16 quando ormai mancavano poco meno di 20 minuti alla fine. E al 66' il neoentrato Cane ha marcato per allungare al definitivo 26 e 16. Niente rivoluzione-bis perché, in effetti, chissà per quanto tempo ancora l'impresa dei giapponesi, così oltre ogni pronistico, affievolirà statisticamente la possibilità di repliche. Ma quanto orgoglio nei Pumas e negli applausi che li hanno celebrati alla fine.

Risultati ieri: Samoa-Usa 25-16; Galles-Uruguay 42-9. Prossimi match: 23 settembre Scozia-Giappone, 15.30; Australia-Fiji, 17.45; Francia-Romania, 21.
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