Mi tocca mettere distanza tra me che sono qui da due giorni e chi ha fatto la storia dell'Inter. A lui non fa né caldo né freddo, sa benissimo che il paragone non sta neppure in piedi. Devo difendere la squadra e la comunicazione deve essere efficace. Sto dalla parte dei miei calciatori e se gli togliete qualcosa 'esco fuorì perché non mi garba». Spalletti aveva criticato l'atteggiamento «senza mordente» dell'Inter a Torino. Ma a tre giorni di distanza, il giudizio è meno aspro: «Abbiamo giocato con un'unica anima ma non è stata una partita perfetta. Non mi ha dato niente di nuovo, è stato come riguardare una foto che avevo già sul cellulare. Ha consolidato le certezze e dimostrato che possiamo migliorare». Passi avanti che vuole vedere da Karamoh, Cancelo, Dalbert, Padelli, Ranocchia ed Eder in campo col Pordenone. Squalificati D'Ambrosio e Miranda, non convocato Joao Mario per una tonsillite. Ma guai a sottovalutare la squadra di Lega Pro che approda a San Siro con l'entusiasmo di chi vive un sogno. «Ho consumato la mia carriera da calciatore in quelle categorie e so cosa smuove una partita del genere. Venendo qui non ci sono cartelli con scritto 'attenzione pericolo nevè ma 'attenzione pericolo Pordenonè. Le coppe nazionali sono zeppe di clamorose eliminazioni, loro si presenteranno qui con un top player fenomenale: Super, di nome, e Motivazione, di cognome». Lo stesso che dovrà avere l'Inter, con un possibile derby all'orizzonte (il 27 dicembre) che arricchisce il piatto ma non deve distrarre.
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