Quella numero 93 di Marquez, per inciso, che da campione del mondo in carica toccherà qui la centesima presenza in un gran premio, con 35 vittorie. Valentino ci riuscì 47 volte, ma quel momento è passato. Come sembra un fatto remoto il successo di Dani Pedrosa dodici mesi fa su questo circuito, con una cavalcata solitaria che lasciò indietro a battagliare a colpi di carena l'allora debuttante Marc con Jorge Lorenzo. Oggi quasi in cerca di conferme: «Non vedo l'ora di correre in casa, davanti ai miei tifosi, e nonostante Jerez sia una pista amica per Yamaha, è anche un posto speciale per la concorrenza». Poi l'iniezione di fiducia, autoreferenziale. «Dobbiamo essere pazienti e aspettare il nostro momento che sono sicuro arriverà. In ogni caso, il terzo posto conquistato in Argentina ha fatto crescere in me la voglia di essere più forte».
Che poi è il problema di tutti, giusto per togliersi da imbarazzi simili al sorpasso di Pedrosa ai danni di Lorenzo, lo scorso week end in Argentina, che è valso al pilota Honda il secondo posto finale per un esclusivo fatto di velocità massima in rettilineo e migliore sfruttamento degli pneumatici. Una incognita che il Team Repsol non sembra minimamente patire e che, invece, tra le curve di Jerez potrebbe rivelarsi una cabala oscura per le Ducati di Dovizioso e Iannone, sempre in calo di prestazioni sul finire delle gare. E della pazienza.
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