Rugby, l'Italia riparte male a Suva
crollo con le Fiji: 25-14

Rugby, l'Italia riparte male a Suva crollo con le Fiji: 25-14
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 7 Giugno 2014, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 17:14
ROMA Ancora tristi tropici per gli azzurri e vana alzataccia per chi alle 5 si buttato gi da letto per mandarsi subito di traverso la giornata davanti alla disarmante sconfitta dell’Italia crollata a Suva 25-14 con le Fiji. Invece dell’attesa vittoria che manca dallo scorso novembre (proprio contro i fijiani) abbiamo imparato solamente come si pronuncia Waqaniburotu, ovvero il cognome della seconda linea isolana che ha schiantato l’Italia, scandito correttamente dalla ilare telecronista di Sky Pacific durante la diretta streaming allestita dalla Federugby.



Comincia malissimo il tour nel Sud del Pacifico: gli azzurri hanno ottenuto due mete tecniche, ma più che vedere il bicchiere mezzo pieno della superiorità netta in mischia chiusa va considerata piuttosto la totale incapacità di segnare una meta su azione. Una sconcertante mancanza di lucidità da parte degli italiani ogni volta che si lasciava il terreno delle concatenazioni dei pick &go. Il mediano di mischia esordiente Palazzani (l’unico senza cap del XV iniziale) ha fatto discretamente il compito minimo indispensabile e magari è inutile pretendere di più da un debuttante, ma questa cabina di regia con Orquera (due gravi errori dalla piazzola) non lascia intravedere molto. E i pochi palloni puliti arrivati al largo non hanno portato abbastanza territorio prima di essere perduti banalmente. Deludente anche il fijiano d’Italia, Vosawai, il numero 8 e ball carrier che perde palla al contatto con troppa facilità e dal quale ci si attendeva il match della vita visto che è nato e cresciuto proprio a Suva.



L’Italia ha rispettato inizialmente il piano di gioco più logico: palla sempre tra le mani e i piedi degli omoni della maschia. Per metà del primo tempo, mischia dopo mischia, gli azzurri hanno piegato gli avanti fijiani e già al 9’ hanno ottenuto la meta tecnica, trasformata da Orquera, per poi sfiorare la marcatura un’altra volta. Poi però si sono sfilacciati in fretta nell’umidità dello stadio di Suva le cui basse tribune permettono di vedere le palme dondolanti nella brezza del Pacifico. Con le Fiji, si sa, non bisogna dare aria al pallone e in effetti la rolling maul di Geldenhuys e compagni si è rivelata l’arma migliore per conquistare terreno. E a ogni ingaggio in “chiusa” era evidente la sofferenza dei fijiani, quasi sempre crollati sotto la pressione di Aguero, Ghiraldini e Cittadini. Un tesoro di penalty e possesso tuttavia poco redditizio tanto è vero che al 21’ il centro fijiano Nadolo si tuffava in meta al termine della prima incursione dei padroni di casa nella metà campo azzurra. Pochissimi palloni, insomma, ma una meta in saccoccia per i fijiani volanti.



Poi è stato il nulla sul versante azzurro: i fijiani (undicesimi) sono sì davanti agli azzurri (quattordicesimi) nel ranking mondiale , ma tecnicamente sono certo alla portata dell’Italia a patto di restare concentrati sulla strategia. Invece gli italiani si sono via via persi per il campo nonostante veterani come Bortolami e Mauro Bergamasco. Scarsa lucidità, poca puntualità negli impatti, avventure di troppo dei trequarti molli e imprecisi: un invito a nozze per i fijiani che si sono impadroniti del match raccogliendo tuttavia poco fino a metà della ripresa, quando appunto la terza linea Waqaniburoto ha seminato il panico arrivando fino in mezzo ai pali azzurri: 12-7. L’azione era nata dal ribaltamento di un attacco azzurro spentosi mestamente a pochi passi dall’area di meta fijiana che ha colpevolmente esposti l’Italia a uno dei classici contrattacchi degli isolani.



Non che il match fosse già chiuso, con quel punteggio, ma l’atteggiamento in campo degli azzurri non lasciava troppe speranze. Davanti sul tabellino, i fijiani si sono lanciati al galoppo su ogni pallone com’è nel loro stile e Nadolo ha di fatto messo in cassaforte il match con due piazzati al 66’ e al 70’. Sul 18-7 non si vedeva proprio come questa squadra azzurra avrebbe potuto riacciuffare il match. Avvilenti gli ultimi dieci minuti al termine dei quali l’Italia ha ottenuto sì la seconda meta tecnica, ma ormai il tempo era scaduto. C’era da tornare a letto davanti a quella serie di mischie chiuse ripetute all’infinito. E sul 18-14, con l’ultimo pallone del match in mano, gli azzurri hanno di nuovo fatto confusione regalando il possesso ai fijiani che hanno spedito in meta Nalaga per il 25-14 definitivo e quarto ko su 4 confronti giocati sull’isola a partire dal 1980.



La stagione nera della nazionale continua quando invece ci sarebbe bisogno di qualche luccichio per illuminare lo scenario ovale italico.

“Troppi palloni persi – ha commentato sconsolato il ct Brunel – male il possesso. Avevamo altre ambizioni. Cercheremo di migliorare nel prossimo match contro Samoa”. Che è molto più forte delle Fiji.



Marcatori. Fiji: 3 m. 21’ Nadolo, 60’ Waqaniburoto, 83’ Nalaga; 2 c.p. 66’ 70’ e 2 tr. Nadolo. Italia: 2 m. 9’ Tecnica, 80 Tecnica, 2 tr. Orquera

Fiji: 15 Metuisela Talebula, 14 Napolioni Nalaga, 13 Asaeli Tikoirotuma, 12 Nemani Nadolo, 11 Timoci Nagusa, 10 Jonetani Ralulu, 9 Nemia Kenatale, 8 Nemani Nagusa, 7 Akapusi Qera (c), 6 Dominiko Waqaniburotu, 5 Api Naikatini, 4 Api Ratuniyarawa, 3 Manasa Saulo, 2 Tuapati Talemaitoga, 1 Campese Ma’afu.

Riserve: 16 Sunia Koto, 17 Jerry Yanuyanutawa, 18 Isei Coalti, 19 Wame Lewaravu, 20 Malakai Ravulo, 21 Nikola Matawalu, 22 Watisoni Votu, 23 Adriu Delai.



Italia: 15 Luke McLean, 14 Leonardo Sarto, 13 Michele Campagnaro, 12 Alberto Sgarbi, 11 Giovambattista Venditti, 10 Luciano Orquera, 9 Guglielmo Palazzani, 8 Manoa Vosawai, 7 Mauro Bergamasco, 6 Joshua Furno, 5 Marco Bortolami, 4 Quintin Geldenhuys (c), 3 Lorenzo Cittadini, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Matias Aguero.

Riserve: 16 Davide Giazzon, 17 Andrea de Marchi, 18 Alberto de Marchi, 19 George Fabio Biagi, 20 Paul Derbyshire, 21 Tito Tebaldi, 22 Tommaso Allan, 23 Andrea Masi.

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