Sei Nazioni, il rugby e Roma continuano a vincere nonostante i ko in campo

Sei Nazioni, il rugby e Roma continuano a vincere nonostante i ko in campo
di Piero Mei
4 Minuti di Lettura
Domenica 4 Febbraio 2018, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 12:02
Il rugby azzurro, a Roma, è un po' Spelacchio: rigoglioso non è, ma fa simpatia ai più e chiama i turisti e i selfies. Così è l'Italrugby, che piace perché propone quello sport diverso, pieno di valori mediaticamente e filosoficamente avvincenti (vincenti meno) e che attraggono importanti sponsorizzazioni, in denari e in pensieri.
Fa pieno l'Olimpico più del calcio asfittico e il Foro Italico si colora di sport e di fantasia, s'inonda forse di birra, e per il divertimento, specie per quello italico, i due tempi non bastano ma ci vuole il famoso Terzo Tempo, quello dell'amicizia, dello sfottò e delle bevute (e mangiate). Poi (anzi prima), c'è anche la partita: purtroppo. E dicono che ci aspetti, come d'abitudine, un cucchiaio di legno, che è il trofeo ideale che di solito spetta agli ultimi della classe, quelli che non vincono mai.
RUGBEXIT
E' una bugia: qualche volta non abbiamo perso, e abbiamo addirittura vinto. C'è chi, in giro per il mondo della palla ovale, che non essendo rotonda rotola ancor più dove le pare, va cercando qualcuno in grado di sostituire l'Italia fra le sei grandi d'Europa, una specie di Rugbexit d'autorità.
I seguaci di questa insana teoria si fanno segugi per il continente e prima di partire per i loro viaggi di scouting, una specie di
rugby-factor, dicono che la Georgia, e che la Romania... Ma poi vedono, e scoprono che l'Italia è sì il fanalino di coda fra queste sei (ogni tanto lo è anche fra le 27 nazioni dell'Ue e in altri campi), ma che, alla fine, Roma è una mèta privilegiata per i turisti di Gran Bretagna, Irlanda e Francia, per gli sponsor e le televisioni, e perfino per i social network e i maniaci della clip.
Vuoi mettere Roma o le altre città? E se il rugby non è di prima linea, non sempre, anzi quasi mai, pazienza: Spelacchio nella foresta avrebbe attirato un picchio, uno scoiattolo? Eppure a Piazza Venezia ha fatto le sue adunate, senza bisogno di salire sul balcone. Sono i misteri dell'attrazione fatale. E che il rugby ne eserciti del suo tipo è fuori dubbio: crescono i partecipanti maschi e femmine pure se diventa uno sport sempre più difficile da praticare, come tanti altri che ormai propongono squadre di vertice grosse e padrone e un gioco che s'annoia scontrandosi con l'impenetrabilità delle difese.
Non vai in mèta se non raggiungi mai una mèta. E forse bisognerebbe tornare indietro sul numero delle sostituzioni e sulle rose troppo ampie, che rendono difficile il bilancio e non danno spazio alla fantasia nel gioco. Oltre la considerazione che i campi, tutti i campi, cominciano ad andare stretti all'uomo del Terzo Millennio che non solo vive più a lungo ma ha parametri fisici e prestazioni di gran lunga più forti di quelle che avevano i trisavoli dell'Ottocento, il secolo che ha inventato e regolamentato quasi tutte le discipline sportive. Ogni tanto c'è un lampo, nel rugby azzurro, un pizzico di storia che si scrive; ma poi si finisce ricacciati indietro, perché lunga e faticosa è la strada e non è che le altre Nazioni (le cinque, ma forse non solo quelle) stanno ferme. E dunque si perde; si esce a testa alta, come suonano le cornamuse di buon accompagnamento; si regge per un tempo; qualcosa funziona e qualcosa no.
FORO ITALICO
Forse crescono la delusione e la disillusione degli spettatori, che sono tifosi ma d'altro tipo rispetto a quelli di differenti discipline, il calcio per primo. Però c'è sempre lo straniero che fa pieni gli spalti, e li farà anche quest'anno dicono. Saranno inglesi e scozzesi nelle due occasioni che verranno loro proposte all'Olimpico, che non è il massimo per il calcio ma essendo nel cuore del Foro Italico, uno dei luoghi più belli di Roma, e probabilmente il più bello dello sport mondiale.
E poi, miracolo nella Roma di questi tempi, è perfino splendidamente tenuto e coltivato. Aprirà da par suo, con qualche anticipo di calendario, la magnifica primavera romana dello sport, quell'Olimpiade diluita che passerà per il tennis degli Internazionali, per l'atletica del Golden Gala, per il nuoto del Sette Colli, uscendo di casa per arrivare a Piazza di Siena ed i suoi cavalli e cavalieri, a parte il solito calcio. Quanto sei bella Roma, quando è sera sì, ma anche quando fai grande sport.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA