Morto in casa a 26 anni a Perugia, il giudice: «No archiviazione ma nuove indagini»

Morto in casa a 26 anni a Perugia, il giudice: «No archiviazione ma nuove indagini»
di Egle Priolo
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 08:38

PERUGIA - No alla richiesta di archiviazione e nuove indagini per la morta di Nicola Romano. Dopo una battaglia che va avanti da nove anni, la famiglia del giovane trovato morto in casa nel 2013 ha infatti ottenuto un ulteriore diniego alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm, dopo una riapertura delle indagini successiva alla prima chiusura del 2014.

All'inizio, infatti, la morte del 26enne era passata per un'overdose, ma con alcune zone d'ombra: non solo il segno di un'iniezione sul braccio destro, sospetta per la famiglia non essendo Nicola mancino, ma anche dall'idea dei familiari che il giovane sia morto per soffocamento. Un'ipotesi, in realtà, negata anche da una seconda consulenza, che ha bocciato quel sospetto, a differenza della perizia degli esperti nominati dalla stessa famiglia.

Che continua a puntare non solo sulle aggressioni subite da Nicola pochi giorni prima di morire, sulla presenza di altre persone in casa come testimoniata dalla madre che era andato a trovarlo ma senza entrare nell'appartamento, ma anche gli atti di vandalismo sulla tomba del ragazzo avvenute nel 2020 e nel 2021. Un insieme di particolari che hanno convinto i familiari a chiedere che ci si impegni a trovare la verità su una morte che forse, nel 2013, è stata chiusa troppo in fretta. Non fu soffocamento e non fu overdose di morfina? Si cerchi altrove la verità: ci sono sei mesi adesso per ascoltare un amico sugli spostamenti di Nicola e analizzare i reperti non ancora distrutti. A partire dalla siringa trovata in casa. Ma senza ago.

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