Sarri, le dimissioni e la lite Romagnoli-Lotito per il ritiro. Immobile e altri big già sul mercato

Confronto di tre ore in serata. La società annuncia il restyling a giugno, ecco chi può partire

Sarri, le dimissioni e la lite Romagnoli-Lotito per il ritiro. Immobile e altri big già sul mercato
di Valerio Marcangeli
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 07:25

Polveriera Lazio. Ufficialmente in ritiro punitivo da ieri pomeriggio alle 15 senza allenatore e con uno scarno allenamento, tenuto in palestra con lo staff tecnico, che rimarrà in carica almeno sino a sabato (se non fino a giugno), ma ieri alle 23.30 ha lasciato almeno per la notte Formello. Già, perché le dimissioni di Sarri hanno sconvolto la società e ogni programma prestabilito. Fabiani ha comunicato la decisione del tecnico ai giocatori, che - almeno di facciata, con una delegazione di sei senatori - hanno provato a trattenerlo: «Mister, siamo al tuo fianco». Basta recite da oratorio, come quelle successive a cena nel confronto/chiarimento fiume in sala stampa per tre ore con Lotito: accuse reciproche per l'accaduto, toni alti di Hysaj e Luis Alberto, poi ancora bagarre sul ritiro. Già interessava meno la scelta irremovibile di Sarri, il meno responsabile di questa stagione horror. Quattro-cinque elementi della "vecchia guardia" hanno mollato, Fabiani ha ereditato questa situazione dal predecessore Tare e vuole convincere Lotito a un restyling assoluto a giugno, a costo di regalare qualche cartellino o parametro zero. Lunedì notte era già successo di tutto dopo il ko, c'è stato un battibecco furioso, Romagnoli ha risposto così all'annuncio del ritiro da parte del patron nello spogliatoio: «Io non ci vado. Mandami pure via. Non mi hai dato mille cose che mi avevi promesso». In ogni scontro, tornano sempre in ballo i rinnovi rimandati o l'adeguamento. A Lotito non è mai andato giù quello richiesto ad Auronzo (dopo un anno di infortuni) da Immobile, nervosissimo con Martusciello per il cambio con Castellanos: «Siamo sotto 2-1. Non capisco». Nel tunnel, a fine gara, Ciro avrebbe pure avuto una colluttazione (non vista dagli 007 della Procura) con Samardzic per un pestone ricevuto. Ne sarebbe scaturito un parapiglia e un pugno al sopracciglio al pacere Mandas, nello spogliatoio poi con la borsa del ghiaccio.

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Ansia portiere

Per fortuna, nulla di serio.

Mandas dovrà sostituire per i prossimi 30-40 giorni Provedel, uscito in stampelle e in ambulanza dall'Olimpico. Scongiurata la frattura alla caviglia dagli esami immediati in Paideia, ma c'è l'interessamento importante di un legamento. La prossima settimana previsti nuovi accertamenti, una volta riassorbito il liquido nel malleolo: l'obiettivo è riaverlo al derby, ma serve un miracolo. Il 7 aprile, senza l'amuleto Sarri, rischia di diventare un'impresa vincerne un altro. L'ultima volta, ai quarti di Coppa Italia lo scorso 10 gennaio, era stato decisivo Zaccagni con un rigore dal dischetto. Mattia è tornato in forma, è stato uno dei pochi a salvarsi contro l'Udinese nel primo tempo, ma non sono piaciute a molti tifosi le sue risposte a Martusciello: «Ma che vuoi?», si vede in un video. Ora la società vuole riportare il rigore e il rispetto dentro Formello, verso chiunque sarà il prossimo tecnico. Da qui in poi, non si guarderà più in faccia nessuno. Nel mirino ci sono anche i rendimenti di Lazzari e Vecino, altri due che potrebbero salutare insieme a Pedro.

 

 

Ricorso difficile

Eccezion fatta per Kamada, in scadenza di contratto, la rivoluzione non riguarderà l'ultimo mercato estivo. Rovella è ai box (insieme a Patric) per la pubalgia e sta mancando, ma i rinforzi sono gli unici ad aver messo sempre il fritto e ad aver tenuto a galla la Lazio. Guarda caso, una volta venute meno la carica e la corsa di Guendouzi in mezzo al campo, è finito tutto. Il francese oltretutto difficilmente ci sarà a Frosinone sabato: domani si discuterà il ricorso contro la squalifica per due giornate, difficilmente verrà accolto. La società ora teme il peggio, dopo ci saranno due gare importantissime con la Juventus. Si salvi chi può fino a fine maggio.
Alberto Abbate
 
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