Guerra del gas russo: la Bulgaria non cancella la tassa sul transito, Budapest minaccia ritorsioni su Schengen

Sofia per ora ha deciso di rinviare (ma non abolire) l'imposta, provando a farla pagare ai russi

Guerra del gas russo in Europa. La Bulgaria impone un tassa, ma l'Ungheria minaccia: «Non vi facciamo entrare in Schengen»
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Venerdì 15 Dicembre 2023, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 11:53

Nuove tensioni in Europa sul tema del gas russo. Tutto parte dalla Bulgaria: nell'ottobre scorso il parlamento di Sofia ha deciso di introdurre una tassa (di quasi 10 euro su 1.000 metri cubi) sul metano che transita sul proprio territorio. Il gas russo viene trasportato attraverso il Balkan Stream dalla Turchia, attraverso la Bulgaria, fino alla Serbia e all'Ungheria. La tassa introdotta era stata criticata da Belgrado e Budapest che l'avevano definita un passo «contraddittorio e ostile» per le economie dei due Paesi. Una mossa che ha sollevato un polverone internazionale.

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Gas russo, la tassa della Bulgaria

Adesso la Bulgaria ha deciso di rinviare (ma non abolire) l'applicazione della tassa imposta sul transito di gas russo attraverso il suo territorio verso Ungheria e Serbia. Lo ha confermato ai giornalisti bulgari il premier Nikolay Denkov che si trova a Bruxelles per i lavori del Consiglio europeo.

Le minacce dell'Ungheria

Ma perché questo mezzo passo indietro? «L'Ungheria ci ha inviato una nota ufficiale secondo la quale, se non eliminiamo la tassa sul transito del gas russo, porrà il veto alla nostra adesione allo spazio Schengen», ha detto Denkov.

Gli analisti rilevano che il termine «rinviare» non significa «abolire» e che le autorità di Sofia proveranno a far pagare la tassa dalla parte russa. 

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