Mauro Bergamasco: «Sei Nazioni, meraviglia senza fine»

Mauro Bergamasco (Foto di Pino Fama)
di Mauro Bergamasco
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Domenica 5 Febbraio 2017, 02:44 - Ultimo aggiornamento: 02:51

Riparte il Sei Nazioni e riparte anche un treno di emozioni davvero senza tempo e senza confini. L’Italia è stata ammessa solo nel 2000, ma le quattro nazionali anglosassoni viaggiano in questo mondo di entusiasmo e passione dal 1883 e potete immaginare con quanta caparbietà gli azzurri abbiano lottato negli anni 90 per essere ammessi a questa magnifica liturgia in cui ogni partita è una finale che toglie il fiato ai giocatori e agli spettatori allo stadio o davanti alla tv. Non ho rimpianti per aver chiuso la carriera in campo, ma – credetemi – la tensione sale ancora a ogni vigilia.

Nell’attuale gruppo di azzurri, affidato a un ct che merita ampia stima come Conor O’Shea, vedo un buon mix di veterani e di giovani e soprattutto sento la volontà di far compiere un nuovo passo avanti alla nazionale, come avvenne per la squadra che mi accolse da ragazzo e che ha fortissimamente voluto entrare nella Storia. Insomma, nel Torneo, da oggi orgoglioso di accogliere per la prima volta il Presidente Mattarella. 

Un pronostico, lo sapete, è quanto mai arduo da esprimere in un Championship che continua a essere un colossale business immune da crisi e che quest’anno potrebbe essere vinto da 5 delle 6 partecipanti: a ogni modo mi sono piaciute le parole del nuovo ct che vuole un’Italia difficile da affrontare per ogni avversario. E poi nei tornei precedenti almeno per metà delle volte le previsioni sono state ribaltate, anche con exploit da parte nostra. Il trionfo, storico, con il Sud Africa ha inoltre iniettato fiducia nel gruppo e molta voglia di brillare avranno i giocatori di Treviso e Zebre che nelle coppe europee affrontano un periodo non facile.

Ma che cosa garantisce il successo costante del Sei Nazioni e rafforza la passione di sempre più tifosi italiani nonostante le rare vittorie? 
Credo sia perché in un periodo difficile dal punto sociale, morale ed economico il Torneo garantisce, in una cornice di stadi sempre pieni, in festa e affascinanti come l’Olimpico, buone dosi di combattimento durissimo ma leale, imprevedibilità, rispetto, amore per la propria nazione, amicizia anche con gli avversari, regole certe e gloria pure per chi non vince, ma si batte con coraggio. Buon Sei Nazioni e lottiamo anche noi con gli azzurri, lo meritano.

* Padovano, 37 anni, 106 volte in nazionale dal 1988 al 2015, più a lungo di ogni altro azzurro, comprese 5 Coppe del Mondo (altro record). E’ anche il giocatore più longevo in assoluto nel Sei Nazioni, in corso dal 1883. Ha vinto 4 scudetti con Treviso e Stade Francais. Ora allena nel vivaio del Petrarca Padova e guida la società di comunicazione M2M.

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